Ma io ho le idee e quindi emerge così l’ignoranza della globalizzazione

“Ma io ho le idee” è il grido di dolore di un mio studente che vuole poco studiare e molto affermare, come in fondo tutta la globalizzazione è strutturata. Che stia dando dell’ignorante alla globalizzazione? Ebbene si! Veniamo al dunque: il metodo di studio. Molto spesso sono costretto a tornare su questo argomento con i miei studenti (anche rampanti imprenditori di oltre 50 anni).

IL METODO DI STUDIO (per capire i fatti)

Ovviamente non è “il mio” metodo, ma il sistema per aprire la mente e quindi saper ragionare! L’insegnante spiega non più del 15-20% delle argomentazioni pertinenti a un argomento. In pratica si tratta di un “pizzicotto” per destare l’attenzione degli studenti. Ricevuto l’input, il frequentatore di corso deve studiare, per conto suo, da un minimo di 3 ore al giorno alle 6. In questa fase di analisi, ricerca, confronto, ampliamento delle fonti, si riescono ad ottenere sia dati oggettivi che soggettivi sull’argomentazione specifica, portandone la conoscenza dall’iniziale 20% a un livello elevato. Se si sarà ben operato, come studio individuale, si entra in uno “stato di grazia” nel quale si riceve il potere di “creare pensiero” ottenendo idee, punti di vista, opinioni e concetti.
Il “voto” non viene dato sulla conoscenza di base, ripetendo a pappagallo quello che è stato detto a lezione, ma considerando quello stadio di produzione delle idee.
Se tutto ciò potrebbe essere condivisibile, ecco che la capacità di progettazione d’idee, visuali e scenari non è un dono di Dio (nulla da escludere ma comunque raro, troppo raro) ma il frutto di una lunga maturazione. Ecco che lo studente asino, nell’intento di saltare tutto il sistema di crescita individuale, cerca la scorciatoia nell’originalità. In sociologia per definire quei soggetti buffi che vanno in giro, estremizzando l’originalità, si parla di “complesso d’artista”.
Traducendo tutto ciò in vita privata, chissà come mai il 32% dei matrimoni abortisce in una separazione! Il mancato studio non ha permesso la formazione di capacità quali la fantasia, la conoscenza, la tenacia, l’originalità ragionata e creativa, quindi la meditazione. L’assenza di queste funzioni lascia la persona alla mercè delle emozioni, scollegate dalla maturazione. Da qui un patologico uso del sesso solo per “produrre sensazioni” (piacevoli) ma di breve durata e a ripetuto utilizzo, in sostituzione di un complesso di sentimenti più profondi e di maggiore stabilità nel tempo.

LA GLOBALIZZAZIONE: uno sbaglio anche se le persone la scambiano per un’idea: ma io ho idee grida il mio allievo

Dal complesso dell’artista alle idee senza originalità, si passa alla globalizzazione, ovvero a un foruncolo della storia, che ha già espresso tutti i suoi limiti.
Ma il problema è un altro. Sul fallimento della globalizzazione c’è poco da dire, però il malessere ora è sceso dentro di noi, nel nostro spirito. Abbiamo una montagna di persone che non pensano, ma sentono. Che ci facciamo con questi sensitivi privi di spessore? Ovviamente si tratta di gente che ha fretta di guadagnare e godere (non costruire). Nelle aziende questi frettolosi immaturi usano la finanza e la speculazione per accaparrare qualsiasi cosa, compreso il rischio di far saltare l’impresa. Se negli ultimi 6 mesi, 30 imprese al giorno hanno chiuso i battenti, il 75% deriva da problemi connessi alla finanza d’impresa (acquisti e investimenti sbagliati, liquidità inesistente, azioni speculative)

IL FALLIMENTO

A conti fatti ci siamo fatti del male da soli. Il fallimento non è mai una jettatura che capita tra “capo e collo”, ma il naturale esito di una non corretta gestione d’impresa. A dirla grossa 7-8 mesi prima, un occhio esperto riesce a leggere tra i numeri dei conti d’impresa il suo naufragio.

LA MALEDIZIONE DELLA FRETTA

La fretta e l’irascibilità sono segnali inequivocabili d’immaturità, ovvero per personaggi che non hanno completato quell’iter formativo prima descritto nel “metodo”. Non è questo un guaio, perché “non è mai troppo tardi”. Anzi una mente adulta potrebbe “bruciare i tempi di crescita” (se lo volesse e per farlo basterebbe, da autodidatta, prendere un libro in mano e cominciare)

COSA ORA SERVE

Oggi più che mai servono imprenditori che pensino e studino. Purtroppo e spesso il Capo d’azienda è un tutto fare, onnipresente, che conclude poco a cui non bastano mai lei ore del giorno. Al contrario, il vero imprenditore è colui che muove mezzi, uomini e risorse su un obiettivo, facendo lavorare i suoi e riservandosi la facoltà di PENSARE, chiedendo idee e punti di vista all’intera propria struttura. Sostanzialmente il vero imprenditore è un “vigile urbano” che smista il flusso d’idee della sua gente, con l’onore di decidere.
Per fare tutto ciò serve un cervello acceso, ovvero di un muscolo che si muova su percorsi d’allenamento già indicati, fatti di letture (e non solo convegni) -analisi-comprensione-produzione d’idee. Buon lavoro.