La critica a Vera Zamagni per il libro “Dalla rivoluzione industriale all’integrazione europea“, edito da Il Mulino per la serie Universale Paperbacks è forte e distruttiva. Peccato, perchè il libro è gradevole, ma scade pesantemente sul finale. Cos’è accaduto?

La Signora Vera Zamagni è la moglie del prof. Zamagni, il padre dell’Economia politica italiana. Ne consegue che automaticamente quello che scrive la Signora e professoressa Zamagni (forse avrà il suo cognome da signorina, ma utilizza quello del marito) merita attenzione e profonda lettura-studio. Assodato quindi il rispetto, inizia lo studio del testo scritto dalla prof. Vera Zamagni.

Nulla da eccepire sulle prime 200 pagine rispetto a un totale di 240. Nelle ultime 40 pagine però, la narrazione storica cambia completamente; non è più storia ma pubblicità per l’Unione Europea. Possiamo accettare da uno storico un’analisi di parte?

Nello sviluppo dell’analisi dei fatti, l’autore si spertica nelle considerazioni a favore e per conto dell’integrazione europea. Veramente possiamo considerare unanimemente assodato che l’Unione europea sia un punto di non ritorno del progresso in Europa?

E’ chiaro che le ultime 40 pagine del testo sono state lette ma con fastidio, quindi di fatto cestinate.

Veniamo al giudizio sull’Unione Europa che tra l’altro è d’attualità per le prossime elezioni di giugno di quest’anno.

Per discutere di Unione vanno distinti due piani:

  • quello economico (un successo)
  • quello politico (un disastro).

Già in questa sintesi è contenuto l’intero giudizio.

Si vorrebbe proseguire sul piano economico ma non monetario, ovvero No all’euro, si al serpente monetario utilizzato negli anni Settanta. Ogni paese si tiene la sua moneta potendo oscillare di un +/- 2,5% rispetto a una parità stabilita a monte. Cancellato l’euro e quindi la Banca Centrale che potrebbe anche restare come istituto di statistica ma non di più, l’intero apparato politico Ue può essere cancellato perchè non serve a nulla. Al contrario è sufficiente una segreteria che smisti le diverse richieste di coordinamento tra Paesi. Sostanzialmente una segreteria di una trentina di dipendenti interconnessi (non serve neppure che siano nello stesso luogo) per coordinare gli Stati aderenti.

La critica alla Ue è tutta qui: va chiusa l’esperienza politica e mantenuta quella economica.