Il rischio italiano è un concetto che ha molte sfaccettature tutte da considerare.

Come noto dal 2011 il nostro Paese ha cessato d’essere ufficialmente una democrazia. Il fatto d’avere Presidenti del Consiglio dei Ministri non eletti da nessuno (quando la carica è politica, non tecnica) riduce la legittimità dell’incarico e della Nazione. La crisi della democrazia in Italia si è aggravata nel 2020 con la nomina di sindaci, in grandi centri urbani, basati su un’affluenza elettorale al 38-40% e voti assegnati reali e di lista, nell’ordine del 18-22%.

Che rappresentatività e legittimità può avere “un Sala a Milano” ridotto al 20% di voti?

Un concetto che non ha capito nessuno, ma che nessuno vuole discutere per evitare che il sistema Paese crolli inesorabilmente.

Tra sindaci privi di legittimità e Capi del Governo che ne sono completamente privi, ecco che il rischio italiano prende forma.

Il rischio italiano è quello di un paese sostanzialmente fallito per eccesso d’indebitamento sul PIL.

L’indebitamento sul PIL ha due chiavi di lettura.

La prima è tecnica, ovvero superato il 150% d’indebitamento non ci sono più i soldi per ripagare gli interessi e il capitale prestato allo Stato.

La seconda coglie la “fiducia” che lo Stato richiede al cittadino e alla comunità internazionale. La fiducia è un dogma! In base alla fiducia e alla credibilità il Governo nipponico si è spinto fino al 260% d’indebitamento sul PIL. Qualcosa che ha provato a fare anche l’Argentina che è inesorabilmente fallita. Ci ha provato anche la Grecia ma si è fermata al 187% di debiti sul PIL. E così via anche il Libano nel corso del 2020.

Sul tutto va compresa anche la crisi del sistema bancario nazionale, nascosta dalla limitazione all’uso del contante imposta ai cittadini. Laddove la pubblicità di governo indica il contante come evasione, in realtà lo limita per evitare altri fallimenti bancari; questo è un segnale di poca chiarezza dicendo una cosa per intenderne un’altra.

L’insieme di questi aspetti spiega il rischio italiano.

Un rischio che ricorda l’Italia del Settecento.