Il ricordo di un personaggio o di un avvenimento che ha lasciato traccia è valido e si proietta anche nel futuro, se stimola nuove idee, visuali, passioni ed entusiasmi. Così è stato da sempre. Applicando questo concetto all’attualità e precisamente al Signor Navalny riconoscendogli la più ampia e totale ammirazione e rispetto per l’Uomo e il simbolo, sorge però una domanda: a che serve manifestare e prendere spunto da questa vicenda per discussioni tutte locali?

Mi piego meglio.

Il Signor Navalny è scientemente rientrato in Russia per farsi processare e quindi scontare una pena all’interno di un carcere russo.

Sono stati veramente sciocchi quanto superficiali i russi che ci sono cascati arrestando e processando il personaggio; lasciarlo libero sarebbe stata un’azione d’alto profilo.

Probabilmente il Signor Navalny sapeva d’avere i giorni contati per malattia o quant’altro e ha deciso di morire in un carcere russo provocando “una disfatta” alla Russia e al suo dittatore.

I russi e il Putin ci sono cascati in pieno.

E’ palese che una figura di questo livello e caratura va rispettata per sagacia, ideazione del piano e coraggio; si merita un monumento.

Detto ciò, il ricordo di Navalny è scontato, ma la sua traduzione nella polemica nazionale a che serve?

Scendere in piazza, manifestare, “esserci” per Navalny che scopo ha? Certamente va ricordato e rammentato, ma scendendo in piazza non si conclude molto, meglio sarebbe studiare, leggere, capire, ampliare la mente. Qualcuno potrebbe affermare che scendere in piazza “allarga la mente”, francamente non ci credo.

Concludendo, come si ricorda un grande evento? Con la riflessione, il dialogo nel confronto e ragionamento, leggendo di più, amando di più, studiando di più. Le manifestazioni sono per chi ha tempo da perdere. In questa valutazione c’è dentro tutto il sindacato quando sciopera anzichè ragionare e chi accende i ceri restando a livello della cera che si scioglie.

Il ricordo serve per essere migliori, non per passare il tempo.