Il limes, nella storia, indica il confine, quel limite che i romani hanno posto all’Impero.

Il commento che qui viene sviluppato, rientra nella serie di spunti e studi pubblicati leggendo il libro “L’Italia dei secoli bui” scritto da Indro Montanelli.

Altri articoli sono stati già pubblicati; questa riflessione si riferisce al capitolo secondo dal titolo Il “limes” e il suo esercito.

Augusto, imperatore romano, INIZIO’ a recepire l’Impero come un’unità territoriale da DIFENDERE.

Questo passaggio di mentalità comportò l’identificazione di CONFINI NATURALI  che furono trovati nei fiumi Eufrate, Danubio e Reno.

Ma c’è di più.

All’inizio il Limes fu una struttura debole, concepita per ritardare l’assalto dei barbari, affinché le truppe di rinforzo potessero entrare in campo. Erano i tempi i cui le legioni romane erano accampate in tende, sempre in movimento alla conquista (bei tempi). Con il passare del tempo però alle tende, le legioni romane iniziarono ad apprezzare le case in muratura. Quest’evoluzione, concepibile anche come involuzione, segnò un cambio di passo.

Con il passaggio dalle tende alle case, l’espansione dell’impero si fermò.

Fermandosi l’evoluzione e la conseguente crescita territoriale, il limes si trasformò a sua volta.

Il nuovo limes si fortificò pur venendo sistematicamente sfondato e violato da diversi assalti.

Emerge che per quanto si rinforzi il limes in realtà “non seppe reggere”.

La conseguenza prima di un confine non sicuro furono le FORTIFICAZIONI nelle singole città romane. Anche Roma si dovette organizzare in mura di cinta.

La costruzione di una CINTURA DI MURA, nelle città, ebbe come effetto lo sganciamento da Roma. Mentre prima si era tutti romani e soggetti alle stesse leggi, le MURA CITTADINE portarono allo stesso effetto già vissuto in Grecia.

La Grecia fu dilaniata da città-Stato, le polis, divise in tutto e cinte da mura a spiegare e sottolineare le differenze.

Il muro separa e divide, non c’è nulla da fare e questo era allora come oggi. Quindi lo spirito romano perdette la sua automatica influenza sulle città a causa delle continue incursioni barbare.

Non è finita.

Con Diocleziano e Costantino si arrivò alla divisione delle carriere di cittadino e militare. Da quel tempo in poi il soldato, per l’Impero romano, non fu più romano ma mercenario (appunto un barbaro). 

Il limes “colabrodo” portò i barbari ad arruolarsi nell’esercito romano, che tale non era più. E’ come se la civiltà romana avesse appaltato l’esercito ai barbari. Barbari che divennero quindi generali e politici. Ecco la fine di Roma.