La desertificazione umana

di Giovanni Carlini 

In un convegno aziendale discutendo di strategie di mercato due coppie, naufraghe in un mondo solo maschile, si guardano in faccia e si raccontano. Tutto sommato non c’è nulla di speciale in questo, finchè si parla del più o del meno, o al massimo s’arriva nel discutere di figli e coniugi, le dimensioni cambiano se si volessero mettere in discussione le rispettive esperienze di vita; a quel punto, quando abbiamo bisogno di questo livello c’è il deserto intorno a noi! Questo vuol dire che per farsi compagnia con qualche battuta il problema della solitudine non si fa acuto, ma se per disgrazia si volessero confrontare “i massimi sistemi” della vita per “capire di più, sentire di più, vedere di più”, sono veramente dolori. Perché? La domanda sorge spontanea in quanto la necessità di rapporti umani profondi è particolarmente sentita da tutti, soprattutto in questo momento di grande disorientamento sociale, economico e quindi politico, ma non c’è praticamente da nessuno il coraggio di fare il primo passo. Proseguire a chiedersi il perché diventa a questo punto pleonastico e inutile. Come si risolve un dramma sociale di questo tipo, che colpisce le persone da una soglia di maturità in poi, diciamo specificatamente dai 45, 50 anni?
Facciamo un passo indietro e non chiediamoci perché la gente non osa, ma cosa serve per farlo. Possiamo trovare un comune accordo che per muoversi serve il coraggio. Trovata la materia prima, appunto il coraggio, adesso viene il punto: come lo si sviluppa? Ebbene il coraggio va educato perché non ci viene donato da nessuno e tanto meno lo abbiamo nel DNA.
Il coraggio va stimolato ogni giorno affinchè risponda e produca.
 Il coraggio non è sfrontatezza o incoscienza, ma capire che potremmo vivere meglio rispetto a prima, se riuscissimo a dire la nostra e se anche, ci facciamo aiutare nel produrre un’idea.
Arrivati al punto che il coraggio non esiste allo stadio puro, nella natura umana e che ne abbiamo un bisogno disperato, per cui solo “punzecchiandolo” ci risponde, passiamo al secondo stadio. A che serve un’amicizia profonda? Il partner sa offrire continuità, ma questo aspetto, seppur sia la sua forza, ne rappresenta anche la debolezza. In età adulta, appunto oltre i 45 anni di maturità (non di tempo passato invecchiando) è necessario confrontarsi con uno stadio culturale ben più vasto rispetto i sicuri confini privati. Dall’interazione intellettualmente ricca, si prelevano quote d’energia da re-investire nel proprio privato, elevandolo su livelli più impegnativi. Ecco il segreto. Il coraggio serve per aprirsi (ma non basta) e da questa capacità si passa a un confronto molto serrato non da inquisizione, bensì d’interrogazione nel chiedere quote di sensibilità all’altro, al fine di capire per farsi traghettare su orizzonti prima percepiti, ma solo ora realmente toccati. Ecco che “la scalata” ha successo, laddove si apre un flusso continuo d’esperienze, osservazioni, racconti, opinioni sia queste sperimentali, che consolidate, in quanto solo in quella armonia potrebbe essere possibile capire quanto prima mancava. E’ come leggere un libro; la differenza è che nel rapporto face to face le parole sono pronunciate e percepite vive perché dotate d’espressione e interazione, dove sulla carta stampata (da non abbandonare in nessun caso, perché un libro non tradisce mai!) c’è un filo conduttore che resta conforme al titolo da cui non si devia. Il bello sarebbe leggere insieme allo scrittore se abitasse nella porta accanto e quindi invitarlo a cena, ma questo è molto raro. Ecco che al limite dell’umano desiderio, supplisce l’altra coppia motivata nel dire, capire, sperimentare ma anche a bussare quando non attesa, presentandosi con prosciutto e vino, chiedendo la possibilità di mangiare insieme. Questo “autoinvitarsi” nel gusto della sorpresa, dona compagnia e con essa la stabilità del tepore solo umano, che rende matura la vita.
Quanto qui detto non definisce solo un’amicizia ma un feeling, ovvero una dedizione che con passione, quotidianamente scelta, spacca la pazienza e costruisce un baluardo a cui far ricorso e rifugiarsi, oppure solo affacciarsi per vedere e capire di più.
Tutto questo è semplice se si ha il coraggio, quindi i valori da porre in discussione e idee da discutere, nonostante la loro eterna imperfezione. Ora il punto si sposta nella ricerca delle idee.
Buon lavoro.