I Dazi nel loro valore e sintesi come non sono mai stati spiegati. In effetti l’economia internazionale, come viene oggi spiegata nelle università, è carente. Ciò deriva dal non saper spiegare anche le conseguenze positive dall’applicazione di un dazio. In pratica è faziosa anche la spiegazione accademica pro mercato aperto.
I dazi sono sani e validi, ma non si può dire in una cultura monotematica come quella globalizzata, dove vige il preconcetto e pregiudizio. Addirittura all’università le lezioni d’economia internazionale sono ripiegate su spiegazioni riduttive (squallide). Per capirci serve un esempio pratico. In ogni testo di economia internazionale viene spiegato agli studenti, come se fosse un dogma, che il mercato dev’essere libero senza dazi. Questa assunzione viene giustificata confrontando solo un dato: il prezzo. Si spiega che con i dazi i prezzi sono più elevati per i consumatori rispetto al libero mercato.
E’ vero. I prezzi in generale delle merci e dei servizi sono più bassi quando vige il libero mercato, ma è qui il punto di frattura del concetto di validità nell’assenza di dazi.
Il confronto tra merci cinesi (ad esempio) importate e quelle italiane è chiaramente a nostro svantaggio sul prezzo. I prodotti italiani costano di più. Il maggior prezzo è determinato DALLA PRESENZA DEL LIVELLO DI CIVILTA’. NEL PREZZO PRATICATO IN ITALIA, C’E’ IL NOSTRO COSTO DEL LAVORO, L’ASSICURAZIONE SOCIALE E LA PENSIONE. I cinesi non hanno di questi problemi, per cui il loro prezzo è calibrato alla barbarie sociale di una dittatura comunista.
A correggere la differenza di civiltà, insita nel prezzo delle merci, ci sono i dazi. Perchè nelle scuole/università questo concetto non viene spiegato appiattendosi alle monotone tesi della globalizzazione sui mercati aperti?
Concludendo questa riflessione sul dazio, non è affatto sbagliato proteggere la propria cultura nazionale. E’ meglio comprare merci prodotte dai cinesi o dagli italiani?