Gilet gialli, una parola magica in Europa. Cosa vuol dire? Come sempre, in era moderna, un aspetto ne coglie contemporaneamente altri. Ecco la complessità della modernità!
Intervistando alcuni personaggi di spicco del movimento dei gilet gialli, emergono aspetti contrastanti.
L’argomento è complesso! Di fronte a una giusta reazione verso la decadenza della Francia a gestione “Macron”, sorgono però altri aspetti. Per proseguire nella riflessione serve un importante distinguo.
La protesta al “governo” Macron.
La voglia di far qualcosa da parte di un popolo annoiato e in cerca di una nuova stagione di valori.
I due aspetti non sono affatto conciliabili eppure convivono nel medesimo accadimento.
Macron è troppo giovane e impreparato al ruolo di capo di Stato. Il soggetto è un classe “Renzi”, ovvero ragazzi che ci hanno provato.
Tali individui rappresentano anche quella folta schiera di baby manager che sta facendo colare a picco il sistema industriale occidentale.
La crisi è esistenziale e di sistema.
Una società, quella occidentale che ha fretta d’andare in pensione e lanciare persone impreparate al ruolo di dirigenza. Un’assurdità!
I gilet gialli colgono in pieno, nella critica al sistema sociale, quest’aspetto. Significa che sanno mettere “il dito nella piaga”. C’è ovviamente il rovescio della medaglia. Chi è questa gente?
Da una riflessione sulle persone che compongono il movimento, al netto delle solite generalizzazioni, emerge un disagio esistenziale.
Tradotto in pratica, vuol dire gente nostalgica del 1968. Persone che cercano valori e voglia di protesta: la rivoluzione.
Con i gilet gialli non siamo in presenza di patrioti o idealisti, ma stanchi occidentali che si impegnano nel “far qualcosa”. In pratica una massa orfana d’ideali che ora si sfoga contro “qualcosa”.
Fortunatamente questo “tiro al piccione” è toccato al Macron, ma potrebbe anche essere al contrario.
Non c’è una rotta da seguire nel comportamento dei gilet gialli se non quello di “protestare e far qualcosa che apparentemente abbia senso”.
Lo sviluppo di questo “impegno” è simile all’immaturità che ha colto l’Italia sulla questione della vaccinazione o della TAV.
La protesta, o il non vaccinarsi, è servito a un popolo analfabeta nel darsi un ruolo tanto per affermare qualcosa. Un vuoto esistenziale rotto dal suono della propria voce balbettando qualcosa.
Sotto questo aspetto il movimento gilet gialli peggiora la qualità di vita occidentale esprimendo il livello di vuoto culturale raggiunto.
Tolti i ragazzini in carriera alla Macron-Renzi-Di Maio maniera, che speranze abbiamo nel rientro in squadra di una generazione pensionabile?