Evasione dal voto. Come noto, dalle elezioni politiche di qualche giorno fa, settembre 2022, il 38% degli aventi diritto non si è recato ai seggi. Per fronteggiare questa evasione dal voto è necessario che si prendano dei provvedimenti importanti. Questa lettera aperta è indirizzata al primo Presidente del Consiglio dei Ministri eletto dalla Nazione dal 2012, la Signora Giorgia Meloni.

Per fronteggiare l’immaturità dell’evasione dal voto è necessario:

  • introdurre il voto sia per posta sia in formato elettronico;
  • applicare un incremento della tassazione del 10% a titolo di penale per ogni anno fiscale fino a prossime elezioni;
  • varare una legge che consideri non valida la votazione se inferiore al 50% + 1 degli elettori iscritti nelle liste elettorali della consultazione. In questo modo si cancella la vergogna di Milano, ad esempio, con un “sindaco” al 32% il Bebbe Sala che governa con un profilo di legittimità così esiguo tale non consentirgli la rappresentatività democratica (è illegittimo nella carica di Sindaco).
  • emettere, contestualmente alla mancata votazione, una multa di tot euro che sottolinei la gravità dell’immaturità del cittadino.

Finché non verranno introdotte queste varianti all’attuale normativa, l’immaturità civile del cittadino di oggi non verrà mai ricondotta alla corretta e sana applicazione democratica. Applicare una simile procedura comporta dirigisimo? SI, implica autorevolezza? SI, vuol dire modificare il comportamento collettivo? SI.

Vuol dire dirigere la Nazione. Ecco cosa è mancato ai Governi di sinistra che si sono scatenati, al contrario, sul piano fiscale contro il cittadino.

Una gestione di destra riporta il cittadino recalcitrante all’esercizio del voto, ma non lo perseguita sul piano fiscale, cartelle esattoriali, pignoramenti etc,,etc,,

Fatta la riforma del voto che include anche aspetti tecnici che qui non si vogliono approfondire perchè volutamente complessi, resta una sterminata area di riforme. Riforme che sarà il nuovo esecutivo a sviluppare e di cui s’attende l’iniziativa. Ma la revisione delle procedure elettorali non è argomento tale da creare divisioni in Parlamento e rappresenterebbe una riforma a costo zero oltre a una buona partenza.