Carlo V°, commento al testo di Guido Gerosa 

Carlo V° fu l’ultimo imperatore d’Occidente. Si trovò compresso tra il Medio Evo (concetto d’Impero) e il Rinascimento (idea di Stato-Nazione). Si vuole ricordare quest’uomo per il grande equilibrio che seppe sviluppare. Benchè di cultura medioevale (nato nel 1500) riuscì nel dialogo con la Riforma di Martin Lutero. Qualcosa di particolarmente difficile a tutti i suoi contemporanei. Nel libro di Gerosa, che andrebbe reso di lettura obbligatoria in tutte le scuole, ci sono dei dettagli di grande interesse. In particolare, nello scritto quello che sorprende è il rapporto tra la sessualità e il Cinquecento. Si tratta di un aspetto solitamente trascurato per questioni di pudore e vergogna.

Tanto Carlo V° come Martin Lutero e il popolo del Cinquecento, letteralmente si scatenarono sul piano sessuale. L’essere sposati non ebbe alcuna importanza.

In quel secolo il sesso fu letteralmente consumato, forse in reazione alla castità medioevale.

Al di là del comportamento disinvolto delle figure di riferimento dell’epoca, va ricordato un fatto che segna una tendenza. Nel 1530 avvengono degli sconvolgenti atti di demenza sessuale a Munsten, in Germania, nella più nota rivoluzione anabattista. In particolare le donne, felicemente si lasciarono andare ad eventi orgiastici di grande rilievo e continuità nel tempo. Inutile dire che furono tutti sterminati. Quegli stessi Papi della Chiesa Cattolica di Roma, pieni di figli e amanti, ordinarono la purificazione dell’Occidente. Non di meno Martin Lutero, che spinse per il massacro  dei contadini quegli stessi sessualmente vivaci.

Nei paradossi, va ricordato il Re di Francia in combutta con i turchi contro l’Europa. Chissà se questo atteggiamento francese fu solo del Cinquecento, senza lasciare un segno nella cultura di Francia.

Un ultimo particolare.

Leggendo i pregi e difetti delle persone del Cinquecento, si ritrovano esattamente quelli contemporanei. Impressiona notare come ci sia una continuità comportamentale tra allora e 500 anni dopo, oggi. Stessi tradimenti, dubbi, azioni e speranze.

Il Cinquecento resta, nella storia dell’umanità, uno spartiacque. 

Dalla sessualità il passaggio alla nazionalità è più facile. Un azzardo concettuale di questo tipo non è mai stato osato fino ad ora in dottrina. Certamente la nazionalizzazione delle masse e l’identificazione del proprio popolo d’appartenenza, fu contemporaneo alla scoperta del sesso. Sessualità come personalità, quindi individualità e infine nazionalità. Sono gli ingredienti della storia negli ultimi 200 anni tra l’800 e il 900.