Il capitalismo nel comunismo funziona quando si esporta all’estero

Il capitalismo nel comunismo è possibile. L’esperienza della Cina a partire dal 1973 fino al 2001 (ingresso nel WTO) e quindi al 2017 lo conferma. Il meccanismo che consente al “diavolo e all’acqua santa” di convivere ha però delle sue regole ben precise. Il capitalismo nel comunismo funziona se i comunisti producono per l’estero e non per il mercato interno. Ecco la regola d’ora che emerge dall’esperienza cinese degli ultimi 50 anni.

Affare completamente diverso è quando per necessità si rivolge la stessa produzione al mercato interno. Questa è la sfida non affatto scontata che emerge dal Congresso del Partito Comunista cinese in svolgimento. Il 19° congresso del partito comunista cinese ha il compito di rimettere ordine in Cina. L’idea di fondo è quella di mantenere aperta l’economia verso l’estero. Resta una vera incognita se il potenziale economico cinese, nato e cresciuto con capitali occidentali, venga rivolto al mercato interno.

Perchè il mercato interno per il partito comunista potrebbe essere fatale? Anche questo è semplice. La ricchezza distribuita nella Nazione come lavoro, porta inevitabilmente alla definizione delle classi sociali. Oggi in Cina ci sono super ricchi – ricchi e poveri. La classe media, quando e se si dovesse affermare, vorrà partecipare alle sorti della Nazione. E’ la sempre e non sopita aspirazione della borghesia. Lavorare per diventare ricchi, trascinando con se il Paese, ma avere un posto nella catena decisionale nazionale. Questo il partito comunista non lo può permettere. Con tali premesse si anticipa la frattura sociale e il collasso cinese.

Concludendo, non possiamo che ringraziare gli sforzi della Cina confermando quanto non sapevamo in dottrina. Appunto la coesistenza tra capitalismo e comunismo. Oggi sappiamo di più rispetto agli anni Settanta sulla produzione di ricchezza grazie al trucco cinese. Sappiamo anche che questo equilibrismo potrebbe non funzionare, portando la Cina al collasso. Infatti stiamo tutti attendendo il boom. Investire in Cina in queste condizioni è da incoscienti.