Altro Occidente 2. Prosegue l’analisi già avviata nel contesto dei riassunti tratti dal libro L’Italia del Seicento di Indro Montanelli. Il precedente studio si è fermato al punto di descrivere la Spagna del Seicento. Quest’argomento è molto critico perchè coglie in pieno la realtà di oggi di un’Italia che “attende” i fondi regalati dalla Ue per effetto della pandemia da polmonite cinese. Come si vedrà, ci sono fortissime analogie tra le due realtà qui descritte, la Spagna del Seicento e l’Italia del 2020.

La Spagna del Seicento ricevette dalle ruberie prima e miniere americane poi, una fortuna in oro senza precedenti. 

Un flusso inimmaginabile di ricchezza destinato all’esercito, alla flotta e burocrazia. Nulla di tutto ciò diventò CAPITALE per l’investimento in agricoltura o industria (allora non esistente). O meglio si è vero, il denaro che giunse dall’oro delle colonie alimentò l’agricoltura sotto forma di rialzo dei prezzi delle derrate traducendosi in inflazione.

Non solo. I ricchi possidenti, con la nuova ricchezza ricevuta, ricostruiscono le loro grandi tenute terriere perdute negli anni. La manovra fu facilitata dall’inflazione. Lievitando il costo della vita, i contadini certamente alzarono i loro prezzi, ma senza un vero guadagno. Tale meccanismo portò questi ultimi a perdere la terra perchè incapaci di pagare l’affitto e di conseguenza il piccolo proprietario a dover vendere al grande possidente. Questo meccanismo si concluse con l’uscita dall’attività dei contadini e piccoli proprietari della terra confermando, le grandi tenute terriere a latifondo.

Si verificò una RIVOLUZIONE SOCIALE AL CONTRARIO. 

Una rivoluzione che portò il povero ad esserlo ancora di più e il ricco super ricco. Il malcontento che si produsse in questo rovesciamento del benessere sociale, aiutò senza in ciò determinarla, la Riforma.

L’analogia della Spagna di quel tempo con l’Italia di oggi consiste nello spreco di denaro che ci fu. Allora come oggi la ricchezza non si trasforma in investimento ma solo consumo.

I fondi Ue concessi (regalati) sono destinati, dall’attuale esecutivo, al consumo anziché alla produzione industriale. Si spende per la Scuola, la Pubblica amministrazione, la difesa e qualche opera pubblica. Tutto qui? Perchè non spendere nel pannellare tutto il Paese con pannelli solari tali da ridurre l’import di petrolio? (lo ha già fatto con successo il Portogallo).

Perchè non finanziare ricerca e sviluppo tale da tornare a produrre elettrodomestici integrati con l’informatica?

Considerando la “lista della spesa”, nel programma di governo italiano (quello in essere nel 2020) con i soldi donati dalla Ue, si pensa alla Spagna del Seicento. 

Altro Occidente 2 prosegue con lo studio dal titolo: la rivoluzione al contrario.