Steel Market Outlook numero 13 per capire il mercato dell’acciaio. Riflessioni prof Carlini

Rapporto sul 13° Steel Market Outlook – Brescia

Stiamo vivendo un momento sereno o difficile per il mercato dell’acciaio italiano? A Brescia (divenuta capitale dell’industria siderurgica nazionale) ci si interroga intorno ai nuovi scenari, sui quali si conferma una netta spaccatura. Chi sono i nuovi nemici oggi del mercato?

Gli interventi, molto autorevoli, che hanno caratterizzato questo 13° meeting sullo stato dell’industria siderurgica italiana, svoltosi a Brescia l’11 luglio, esprimono ancora due posizioni molto diverse tra loro. La prima rialzista, la seconda molto più prudente e di fatto stabile-ribassista sulle sorti del comparto nel 2008, spingendosi con questa posizione sul prossimo anno.
Chi ha ragione o chi torto qui francamente conta poco, ciò che invece vanno chiariti sono “i fondamentali”, che individuano nell’aumento del prezzo delle materie prime il vero ostacolo allo sviluppo economico. Prezzi alti e spesso non sorretti da alcuna reale logica, non solo schiacciano la parte commerciale della filiera, (collasso del mercato per rigetto dei prezzi) ma espongono a confronti militari aprendo all’opzione guerra.
A Brescia le tre voci intervenute esprimono le due tendenze, sulle quali è maggioritaria quella ribassista, a cui si associa anche la Confindustria, che recentemente ha ammesso una forte preoccupazione per l’andamento produttivo dell’industria italiana, che ha subito un primo forte stop a maggio di quest’anno, nell’ordine del 6,6%.

NEL CAMPO DEI RIALZISTI

L’intervento di Giovanni Bajetti (Duferdofin)
Prima di esporre i punti di vista dell’intervenuto, un breve resoconto sugli ultimi sviluppi aziendali della società qui rappresentata, che fanno onore alla siderurgia italiana: “Nucor-Duferco sono riusciti a trovare l’accordo. I due gruppi siderurgici hanno reso noto oggi di aver finalizzato l’accordo per l’avvio di una joint-venture nella produzione e distribuzione di travi in Europa e Nord Africa. La joint-venture, che ha preso il nome di Duferdofin-Nucor, riguarda la divisione italiana dei prodotti lunghi di Duferco, sia sotto il versante produttivo che in quello distributivo. L’investimento per Nucor, socio al 50% della nuova società, è stato di 423,5 milioni di euro.
Duferdofin-Nucor è il leader in Italia e sud Europa per la produzione di travi, con una capacità di 900.000 tonnellate annue e con piani per un ulteriore ampliamento della gamma produttiva nel sito di Giammoro (ME).
L’esordio del manager Giovanni Bajetti è per un aggiustamento temporaneo delle quotazioni nel periodo estivo e quindi un nuova partenza dei prezzi nell’ultima parte dell’anno.
«L’acciaio è un bene globalizzato e il controllo delle dinamiche dei prezzi è sempre più appannaggio dei Paesi Emergenti e quindi sempre più lontano dell’Occidente».
Sono i paesi con elevati tassi di crescita che dettano le “regole del gioco” mentre l’Italia e l’Europa sono relegate a ruoli marginali.
«A oggi stiamo assistendo a un confronto tra due forze di segno opposto – ha spiegato Bajetti -; da un lato il condizionamento globale, dall’altro il rallentamento dell’Unione Europea».
«Ci sono elementi – ha spiegato – che mi fanno credere che, dopo una leggera flessione, i prezzi dell’acciaio riprenderanno il trend rialzista».
«In primo luogo, bisogna segnalare a livello internazionale una tensione rialzista del rottame di alta qualità e una flessione per quello di medio-bassa qualità».
«In queste ultime settimane abbiamo assistito a una correzione delle quotazioni del rottame sul mercato europeo e italiano dopo una corsa che aveva visto i prezzi della materia prima raddoppiarsi in pochi mesi». In Germania e in Francia però, «tre importanti case automobilistiche hanno appena chiuso delle aste per l’acquisto di lamierino a un prezzo medio di 565 euro alla tonnellata ex works per la Volkswagen e 540 euro alla tonnellata ex works per Peugeot e Citroen». «Questo mi fa pensare che il prezzo del lamierino sia destinato a crescere ulteriormente nell’ordine dei 50 euro alla tonnellata a partire da ottobre».
In secondo luogo il trend della ghisa. «Il mese scorso i prezzi richiesti per la ghisa erano arrivati a superare i 1.000 dollari alla tonnellata – ha detto Bajetti -. A questi livelli i compratori si sono tirati indietro e le quotazioni sono scese a 960-980 dollari alla tonnellata». «Credo però che presto i produttori richiederanno ulteriori aumenti per arrivare alla cifra proposta lo scorso giugno».
«Questi segnali portano a pensare che i prezzi dell’acciaio potrebbero flettere temporaneamente nei mesi estivi ma che, a partire da settembre – ottobre, le quotazioni riprenderanno il proprio trend rialzista. Da sottolineare però che non assisteremo alla scalata avvenuta nel primo semestre 2008, ma ad un’ accelerazione più modesta».
Ma non solo. Bajetti si spinge oltre e prevede in futuro «un’ Europa con prezzi elevati, frutto della spinta dei Paesi emergenti, ma con volumi tendenzialmente in calo».

NEL CAMPO DI COLORO CHE VEDONO STABILE O RIBASSO

L’intervento di Gianfranco Tosini (AIB)
«Il forte aumento delle materie prime sta portando alcuni settori utilizzatori di acciaio al limite della sopportabilità». Così può essere riassunto l’intervento di Gianfranco Tosini, responsabile del centro studi AIB. L’esperto dell’Associazione Industriale Bresciana ha evidenziato, in prima battuta, le dinamiche di crescita dei settori utilizzatori di acciaio in Italia, per poi soffermarsi sull’incidenza dell’aumento dei costi delle materie prime sui fatturati di quasi 23.000 imprese.
In particolare, il comparto delle costruzioni soffrirà a causa del rallentamento del settore e della scarsa vivacità delle opere pubbliche. «Nel 2007 il settore è stato caratterizzato da una flessione dell’attività produttiva (-2,4%) – ha spiegato Tosini -. Per il 2008 si prevede una stagnazione della produzione, in relazione alla flessione degli investimenti nell’edilizia residenziale e delle opere pubbliche. Per gli anni successivi le attese sono per un’attività solo in marginale accelerazione, a causa della scarsa vivacità degli investimenti in costruzioni soprattutto del comparto residenziale».
La meccanica si presenta con luci ed ombre. «Il 2007 è stato un anno positivo per le imprese del comparto, grazie al contributo offerto sia dalla domanda interna ed estera – ha commentato l’esperto – Nel 2008 è previsto però un forte rallentamento della produzione a causa della contrazione della domanda interna e della flessione di quella estera. Negli anni successivi il miglioramento delle condizioni di domanda e il rientro dalle tensioni internazionali sui costi delle materie prime, consentiranno una ripresa della produzione e un rafforzamento della redditività industriale complessiva».
Altalenante l’evoluzione del settore dei prodotti in metallo. «Dopo un 2007 fortemente positivo, nel 2008 si assisterà ad un calo della produzione a causa del rallentamento delle costruzioni e della minore capacità di attivazione dei settori utilizzatori – ha detto Tosini -. Nei prossimi anni, il comparto sperimenterà una crescita di poco inferiore al 2%».
Un buon 2007, un 2008 di stop e una prospettiva di crescita moderata. Così Gianfranco Tosini ha descritto l’evoluzione dell’automotive. «Il 2007 è stato un anno di consolidamento della forte crescita registrata nel 2006. Il 2008 è pesantemente influenzato dall’andamento del mercato automobilistico italiano, in netta flessione dopo i positivi risultati del 2007. Negli anni successivi il settore registrerà una leggera accelerazione sostenuta soprattutto dalle esportazioni».
Passando ad analizzare l’incidenza dei costi delle materie prime sui fatturati, Tosini ha evinto che le maggiori sofferenze si trovano nella parte bassa della filiera. «I primi anelli (acciaierie) riescono senza problemi a scaricare a valle i forti e repentini rincari delle materie, mentre gli utilizzatori/commercianti si trovano in pesante difficoltà».
Guardando all’incidenza della materie prime sul fatturato si può notare che «alcuni settori (come la prima trasformazione ferro e acciaio, la fabbricazione di elementi da costruzione in metallo e il trattamento e rivestimento di metalli) in tre anni hanno conosciuto un incremento del +7/8%». Al contrario si può notare che altri comparti hanno conosciuto un forte recupero della redditività industriale e delle vendite, come nel caso della siderurgia, fabbricazione di tubi e della fusione di ghisa/acciaio.
In conclusione, «l’aumento delle materie prime, l’incremento del costo del denaro e della fiscalità, sta mettendo in ginocchio gli ultimi anelli della filiera che si sono visti azzerare i guadagni negli ultimi anni».
L’intervento di Achille Fornasini (ISFOR 2000)
I prezzi dell’acciaio sono destinati a scendere a breve. Questo è il parere di Achille Fornasini, amministratore delegato di ISFOR 2000. «La siderurgia è arrivata a fine corsa del ciclo positivo corrente». Questa fase «iniziata a gennaio» è stata «eccezionale sia per l’entità del movimento sia per la rapidità». Attualmente «siamo in esasperato iper-comprato. In queste condizioni non è sbagliato pensare a una correzione alla fase positiva nei prossimi mesi – ha previsto Fornasini -. Successivamente ci potrebbe poi essere un’ulteriore ripresa».
Il movimento ribassista coinvolgerà rottame, lunghi e piani. Il primo, «nei mesi scorsi ha avuto un’impennata vicino all’80%, ma è destinato a scendere». Stesso discorso anche per «tondo, vergella, billette e laminati mercantili». Per ciò che concerne i piani «potremmo rimanere ancora per qualche tempo in eccesso di acquisti, ma poi ci sarà un riposizionamento inevitabile anche per i prodotti da altoforno».
Diversa la dinamica dei metalli. Il nickel «vede le proprie scorte in continuo aumento – ha spiegato Fornasini -: non mi aspetto un recupero, ma una fluttuazione laterale». Lo zinco «da novembre 2006 ha lasciato sul terreno il 62,5% del proprio valore. Oggi è in leggero eccesso di vendite ma in futuro ci saranno ulteriori correzioni al ribasso».
Allargando la panoramica alla situazione economica generale, «i mercati internazionali sono ancora alle prese con una tempesta perfetta». Questa situazione «potrebbe creare problemi – ha concluso Fornasini – soprattutto ai paesi più deboli, come il nostro».

DAL MERCATO SIDERURGICO NAZIONALE A LUGLIO EMERGONO I SEGUENTI DATI DI SINTESI

Tubi senza saldatura: l’Unione Europea scende in campo. La Commissione, infatti ha reso noto di aver iniziato un’indagine preliminare per stabilire se le importazioni cinesi di tubi “ss” siano passibili dell’imposizione di un dazio anti-dumping.
Non accenna a rallentare la marcia del rottame europeo. Secondo i dati diffusi da Eurofer a maggio la materia prima ha inanellato il settimo incremento consecutivo, toccando cime mai esplorate in precedenza.
Continua a correre la produzione italiana di acciaio. Nei primi cinque mesi dell’anno le industrie siderurgiche del Belpaese hanno sfornato 14.159.000 tonnellate di acciaio, l’1,5% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Per guardare alla suddivisione tra piani e lunghi, però, è necessario fare un passo indietro e ridurre il campo d’osservazione ai primi quattro mesi dell’anno. In questo periodo, sono state prodotte 6,304 milioni di tonnellate di prodotti lunghi, lo 0,8% in più del corrispondente periodo dell’anno scorso, mentre l’output di piani è passato a 4,928 milioni di tonnellate con una decelerazione del 5,2%.
«Nel mese di giugno si è assistito a un mercato del rottame che ha ritracciato le punte massime, supportato da buone consegne sia dai fornitori nazionali che da quelli esteri». Così la nota Assofermet sul rottame, diffusa dall’associazione. Per il mese di luglio i prezzi sul mercato italiano dovrebbero rimanere invariati rispetto a giugno, mentre in Europa «si sono verificati piccoli ribassi».
Domanda fiacca e prezzi non del tutto soddisfacenti. Così si presenta oggi il mercato dei tubi e dei tubolari in Italia. Le quotazioni del prodotto di prima trasformazione non riescono a recuperare terreno nonostante i coils stiano facendo registrare continui aumenti. A frenare il possibile rincaro dei prezzi una domanda debolissima. Per le prossime settimane, gli operatori hanno sottolineato che il prezzo dei tubolari necessita di un ritocco verso l’alto, dato anche il bassissimo differenziale tra le quotazioni dei coils e quelle dei saldati.
Dopo sei mesi di crescita ininterrotta, per la prima volta il tondo riassapora il gusto del segno “meno”. Il prezzo del tondino, infatti, nelle ultime tre settimane è sceso di 20 euro la tonnellata, arrivando a 610/620 euro la tonnellata. Lo ha comunicato la Commissione Prezzi della Camera di Commercio di Brescia. Secondo l’ente, non è solo il prodotto bresciano per eccellenza a segnare il passo: anche vergella per rete elettrosaldata (-10 euro/t), rete elettrosaldata (-20/10 euro/t) e trafilato a freddo per c.a. (-30/50 euro/t) hanno fatto marcia indietro.
Salgono le importazioni italiane di acciaio dai Paesi Comunitari nel primo quadrimestre 2008. Secondo i dati di Federacciai, infatti, gli arrivi di prodotti siderurgici provenienti dall’Unione sono aumentati dell’8,1% rispetto allo stesso periodo del 2007, per un totale di 4.160.000 tonnellate.
Leggero aumento per le esportazioni italiane di acciaio nei Paesi Comunitari nei primi quattro mesi dell’anno. Secondo i dati di Federacciai, infatti, le acciaierie tricolori hanno venduto all’estero
4,626 milioni di tonnellate di prodotti siderurgici, con un incremento dello 0,5% rispetto allo stesso periodo del 2007.
Rallenta fortemente l’import italiano da Paesi Terzi nei primi 5 mesi del 2008. Da gennaio a maggio, gli arrivi di acciaio proveniente d’oltreoceano si sono attestati a 4.442.000 tonnellate, il 24% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Continua la striscia positiva delle esportazioni di acciaio tricolore verso i Paesi Terzi. Secondo i dati di Federacciai tra gennaio e maggio la vendita all’estero di prodotti siderurgici è ammontata a 2.493.000 tonnellate, con un incremento del 23% rispetto allo stesso periodo del 2007.
Rallentano le importazioni italiane di piani in inox dai Paesi Terzi in aprile. Secondo i dati doganali, infatti, nei primi quattro mesi dell’anno gli acquisti di acciai inossidabili sono stati di 108.037 tonnellate, contro le 211.702 del 2007.
Tira il freno a mano la produzione industriale nel comparto dei metalli e dei prodotti in metallo a maggio. Secondo i dati diffusi dall’Istat, nel quinto mese dell’anno l’indice corretto per giorni lavorativi che misura l’attività del comparto è diminuito del 7,1% rispetto a quello fatto registrare nel maggio 2007. In calo anche il risultato dei primi 5 mesi dell’anno: -3,7%.

CONCLUSIONI

Ogni analisi deve avere una conclusione altrimenti non serve a nulla e priva di una rotta da seguire sia i lettori che gli operatori. In parole povere come sarà il futuro a breve?
La risposta non è facile. Gli analisti statunitensi del WSD (World Steel Dinamic www.worldsteeldynamics.com) ritengono, a metà luglio che le previsioni per i prezzi dell’acciaio all’export nel secondo semestre siano «negative» e che sia solo una questione di tempo prima che «la tempesta perfetta, che comprende la crescita della produzione, la diminuzione della domanda apparente e il raffreddamento dei mercati, faccia scendere i prezzi». Anche sui mercati domestici di Usa, Europa, Giappone, Cina e sud America dovrebbe verificarsi una riduzione delle quotazioni, ma che sarà «di minor forza rispetto a quella dei prezzi all’export e avverrà con una tempistica diversa». Nella prima metà del 2009 «WSD è meno ottimistica su un brusco rialzo, in quanto c’è la possibilità che la domanda di beni durevoli in molti Paesi avanzati rimanga stagnante».
Su posizioni diverse è il MEPS (Management Engineering & Prodution Service www.meps.co.uk ) Il centro studi inglese, sempre a luglio, ritiene che nel settore dei piani, «il forte aumento del minerale ferroso per i clienti asiatici limiterà le esportazioni nel breve/medio termine. Ciò permetterà alle quotazioni in Europa e negli Stati Uniti di rimanere ad alti livelli ancora a lungo». Questa dinamica porterà «a diluire l’entità delle correzioni che ci potranno essere nei primi mesi del 2009». Sul versante dei lunghi, invece, «per far fronte al caro-minerale, molti altiforni ricorreranno al rottame, mettendo tensione su un mercato già “caldo”». L’impatto del rottame sui finiti in Europa e nord America sarà limitato «in quanto i prezzi sono vicini al loro picco», mentre in Asia ci sarà più spazio per un incremento.
In merito alla ghisa c’è da segnalare che i prezzi ancora elevati insistono su una domanda ancora debole (dati a metà luglio).
Dopo che le quotazioni della ghisa avevano raggiunto il picco massimo di 1.010 dollari la tonnellata (con pochissimi ordini staccati dei produttori), negli ultimi giorni il prezzo è sceso, portandosi a 950-980 dollari la tonnellata. Ciononostante le fonderie e le acciaierie continuano ad essere poco attive sul mercato, in quanto il differenziale tra la ghisa ed il rottame è ancora molto alto e spinge i clienti a centellinare gli acquisti e a puntare maggiormente, quando possibile, sul rottame di qualità elevata (come il lamierino).
Sul versante dell’offerta, i produttori russi e ucraini stanno mantenendo le quotazioni su livelli alti e al momento attuale non sembrano intenzionati a scendere ulteriormente. Anche per settembre sono previste poche sorprese.
L’anima organizzativa del 13° Steel Market Outlook nel senso di cura nell’organizzazione è riconducibile a “Siderweb”, il portale web della siderurgia italiana, quindi è d’obbligo chiedere al suo Direttore Responsabile, Marco Taesi, un giudizio sul meeting: “come sempre emergono posizioni molto differenziate tra gli intervenuti, ma il solo fatto di trovarci intorno a un tavolo per un confronto, rappresenta un punto d’inizio per una nuova civiltà nelle relazioni tra noi, per diventare più forti”.