Parole straniere utilizzate con grande disinvoltura in testi stampati e pubblicati in lingua italiana; che noia! Un testo zeppo di terminologia straniera genera rigetto e disinteresse. E’ quanto accade ad esempio studiando il volume di “Gestione delle risorse umane” di Raymond A. Noe edito da Apogeo. Allargando l’osservazione tutti i libri di produzione snella sono illeggibili tanto da essere restituibili al mittente.
Testi da restituire a chi li ha scritti sono, ad esempio, Giovanni Graziadei dal titolo “Lean Manufacturing” edito da Hoepli. Ancor peggio e illeggibile il libro di Alberto Portioli Staudacher dal titolo “Metodologie e tecniche per le lean” edito da Pitagora Editrice di Bologna. C’è ancora da porsi le mani nei capelli leggendo Luciano Attolico in “Innovazione lean” edito ancora da Hoepli.
Questi libri, che abusano nel linguaggio straniero, solitamente anglosassone, ANNOIANO!
Questo esibizionismo linguistico è tipico di chi non ha nulla da dire che per celare la propria personale povertà, maschera il tutto con anglicismi a destra e manca.
Un ingegnere, mio studente, di fronte a questa presa di posizione didattica, tesa a garantire l’immediata comprensione del concetto anzichè tradurlo, mi ha dato del “nazista linguistico”.
Essere un “nazista linguistico” solo per conservare la comprensione dei concetti pare esagerato! Infatti successivamente e posto alle strette, l’ingegnere si è poi scusato, ma si deve giungere a tanto? Un concetto espresso in inglese impegna il cervello nella traduzione anzichè per la comprensione del concetto. E’ il caso dei corsi in economia in lingua straniera presso l’Università Cattolica di Milano. A parte il fatto che gli esami per studenti italiani, impegnati in economia nel corso in lingua straniera, godono di uno sconto rispetto al corso in italiano dovuto alla non totale comprensione dei concetti. Perchè dobbiamo avere dei “dottori” a cultura incompleta purché parlottino in lingua straniera?