Outsourcing che vuol dire esternalizzare parte della produzione ad altri per il completamento della produzione.

L’esempio classico è il cantiere.

L’impresa edile che costruisce il palazzo s’appoggia a un falegname come all’idraulico e un elettricista quali artigiani in proprio per il completamento degli appartamenti. Questi personaggi compaiono come FORNITORI verso l’imprese edile. A tali fornitori è richiesto un lavoro di completamento. Nel caso l’azienda edile dovesse assumere questi artigiani, sosterebbe costi maggiori rispetto al loro impiego a chiamata. A conti fatti con l’esternalizzazione (in inglese detto outsourcing) si produce a costi minori. 

Tutto qui, il concetto non è particolarmente complesso.

Eppure ci sono pesanti controindicazioni sull’argomento. Pur essendo nata negli anni Settanta (quindi immune dalla superficialità dell’era globalizzata) l’esternalizzazione presenta molte trappole e rischi.

L’esternalizzazione sviluppa il suo massimo potenziale a favore di un’impresa appena nata che vuole competere sul pianeta Terra.

Con “quattro soldi” esternalizzando le funzioni, “l’azienda” compare in tutto il mondo. Che poi non ci resti nel lungo tempo, conta poco. Nell’era globalizzata è importante comparire anche se poi si fallisce. Ed in effetti è questa la fine delle start-up esternalizzate. Una fine immersa (affogata) nei distinguo, litigi, incomprensioni e discussioni. Che fine ingloriosa! 

Ma c’è di peggio. L’esternalizzazione comporta una grave contrazione del prezzo del lavoro. Vuol dire che le persone ricevono meno soldi in busta paga in presenza di fasi lavorative esternalizzate.

Negli Usa, American Airlines, esternalizzando i servizi di biglietteria, ha contratto il costo orario dell’operatore da 19 a 8 dollari l’ora. Gli imprenditori saranno anche contenti di questo (per tal motivo sono qui considerati ignoranti). In realtà la povertà indotta da buste paga ridotte contrae il consumo riducendo il mercato interno.

Più o meno quanto sta accadendo in Italia, oggi, in occasione della pandemia da polmonite cinese. La contrazione dei consumi porta alla chiusura di quelle piccole aziende che vivono di mercato interno.

Concludendo l’outsourcing, come viene chiamata in gergo l’esternalizzazione, è dannosa perché:

  • crea confusione in azienda se non sono mobilitati importanti servizi di controllo e chiarimento;
  • abbassa la paga base e i consumi interni;
  • induce non fedeltà del dipendente verso l’impresa;
  • favorisce la disoccupazione se organizzata all’esterno (in questo caso si chiama offshoring).

La globalizzazione rappresenta il cimitero di belle idee mal applicate. L’esternalizzazione è una di queste.