I parenti dei deceduti per polmonite cinese sono persone “sante” perchè oltre al lutto hanno subito anche l’assenza di un degno funerale ai loro cari.

Ne consegue che come Italia, non come soldi, ma per rispetto, sia giusto elevare dei monumenti e lapidi in memoria.

Oltre 21mila morti hanno un peso che segna la storia della Nazione. E non è ancora finita come carico di morti a 500 al giorno.

Nonostante questo grande rispetto DOVUTO a chi ha subito e sofferto una morte di massa, come quella accaduta negli ultimi 50 giorni, c’è da registrare una serie di fatti che non si sarebbero mai voluti studiare.

Si nota una sorta di “assalto alla diligenza” da parte dei parenti dei deceduti verso gli ospedali, le case di cura e così via.

Sulle case di cura è molto facile che ci sia un torto nella gestione senza con ciò fare di un fil d’erba tutto un fascio.

Le case di cura, gli ospizi per intendersi, hanno colpevolmente sottostimato la pandemia da polmonite cinese, motivo per cui chi ha sbagliato pagherà.

Il meccanismo giudiziario, quel tritacarne a cui risponde il sistema della “giustizia” nazionale, è già in moto contro gli ospizi.

Diverso è il caso degli ospedali.

E’ pur vero che mia suocera, deceduta nel febbraio 2017 presso la ex casa di cura Santa Rita di Milano, è entrata con una borsetta da 300 euro, che non abbiamo mai più ritrovato.

Non ne abbiamo fatto un dramma, la perdita della nonna e suocera è stata più impegnativa di qualsiasi altro oggetto terreno.

Al contrario arrivano segnalazioni, sempre più fitte, dagli ospedali italiani, di parenti astiosi nel tentativo o di monetizzare la perdita o affannati nel cercare di ritrovare scarpe e indumenti pena il controvalore monetario.

Che sta accadendo?

Possibile che gli anziani siano stati spennati dalle loro pensioni dai figli e parenti che ora tentano di monetizzare la perdita?

Si spera di no anche se i segnali che pervengono sono preoccupanti.