La cultura della risposta. Una capacità che manca a troppi nella società virtuale.

La cultura della risposta misura la maturità delle persone. Mamma mia quanta ignoranza c’è in quest’epoca del virtuale. Il concetto è semplice: qualcuno ti scrive e afferma o chiede qualcosa. In linea di massima se ti scrive è perchè c’è un rapporto o gli hai chiesto tu qualcosa da dire o fare. A fronte di una lettera o email inviata, non gli si risponde più. Che maleducazione!

Cerchiamo di capire cosa sta accadendo. Internet facilita i contatti, ma rende sterili le sensibilità individuali. E’ un dato di fatto! Assodato il concetto perchè accade?

La cultura della risposta è una conquista. Attraverso questo livello è possibile costruire qualcosa di serio e duraturo. Chi non risponde va licenziato. Non serve gente incapace di una risposta nella posizione lavorativa di cui abusa.

Com’è possibile educare le persone a questo stadio della civiltà? Semplice! Vanno concretizzati i primi licenziamenti in assenza dei quali non si può parlare di educazione. Nelle norme per licenziare le persone va inclusa la clausola: non ha ripetutamente risposto al cliente.

La risposta è la firma della società. La non risposta sporca l’idea dell’azienda. Ecco dove e perchè scatta il licenziamento. Il guaio è quando ad essere “cafone e immaturo” è l’imprenditore. In genere, però, in questo caso si tratta solo di disorganizzazione. Non che questa siamo meno importante quando colpisce il capo dell’azienda! Dove andare se il capo non si sa organizzare. Comunque la risposta da parte di un capo aziendale dovrebbe essere argomento per la sua segreteria.

Il punto per cui queste note sono scritte è che la cultura della non risposta oltre ad essere un segno di decadimento della cività rappresenta un danno alle imprese. Concorre e contribuisce alla frattura tra consumatore e brand. Allontana l’azienda dal mercato.