Intellettuali e proletarizzati sono i nuovi giovani occidentali altamente formati e sottoccupati. 

Intellettuali? più o meno dovrebbero essere i nostri giovani dopo aver ricevuto 117mila euro o dollari di formazione. Come noto e già qui scritto, ma emerge dal bilancio dello Stato, (così in ogni Nazione occidentale) 6.500 euro all’anno è il costo di formazione per singolo studente. Giunto alla laurea con 18 anni di studi, un nostro giovane ha incamerato 117mila euro di tasse, investite su di lui per formarlo. Magnifico, ottima cosa rispetto i 20 dollari/anno per studente africano e i 35/anno asiatico.

Detto questo andiamo a vedere cosa fanno, in termini lavorativi, questi “giovani” e “crolla di cielo”. Letteralmente succede la fine del mondo. Nel migliore dei casi vengono illusi come “manager” e quindi sottopagati. Del resto c’è una contraddizione in termini nel concetto di manager. Un direttore deve avere 25 anni d’esperienza per essere tale. Non si capisce come un giovane possa essere manager se non ha raggiunto i 46-52 anni. Quindi per giovane cerchiamo di capirci: sono persone che non sfondando i 25 anni (non i 35 come si vuole intendere).

Chiusa la parentesi dei manager ragazzini sottopagati, la realtà è molto più squallida. Solitamente i ragazzi sono impiegati come proletari con contratto d’apprendistato o, ancor peggio, stage. Lo stage è sfruttamento e l’apprendistato si espone al rischio d’esserlo se l’azienda è disonesta.

La Confindustria italiana conosce la situazione e la sfrutta per il benessere delle imprese a danno della Società intera. La miopia sociale e d’investimento della Confindustria è plateale; stiamo allevano i nemici del sistema sfruttandoli (per ora). Il Decreto Dignità, che avrebbe dovuto correggere questo sfruttamento, si è rivelato un contenitore vuoto rispetto le premesse. 

Tolti i manager ragazzini (e si vede come male vanno le aziende) e i proletari, restano i disoccupati. Mamma mia che investimento fallimentare è stato fatto sulla formazione in Occidente! Infatti ora il ragionamento si sposta passando dalla mancata relazione tra studi e lavoro alla reazione contro la società da parte dei “giovani”.

Il riferimento alla reazione contro la società, che ha tradito le giovani generazioni, consiste in violenza gratuita, nervosismo inutile, conflittualità generalizzata. Divorzi (siamo in Italia al 42% in crescita e al 45% negli Usa). Tradimenti grazie all’uso-abuso del social e immaturità comportamentale complessiva. Non ultimo c’è l’abuso di sostanze alcoliche e quindi droga, oggi venduta liberamente nei negozi. Da un disastro sociale di questo tipo come se ne esce?