Il Re d’Italia questo bistrattato con una pessima eredità pur essendo Re

Il Re d’Italia pur in spoglie, è rientrato nel suo paese. Meno male, era ora, almeno da morti è possibile avere una Patria. Apparentemente le parole “Re e Patria” sembrano superate e non in linea con l’era globalizzata. A parte il fatto che la globalizzazione è morta aprendosi alla post-globalizzazione, ma Patria & Re restano parte del patrimonio culturale mondiale. La prova risiede anche nella gestione della crisi subprime. L’assenza dello Stato (quindi Patria) avrebbe generato la fine dell’epoca contemporanea. Ne consegue che volenti o nolenti, il mondo va gestito attraverso Nazioni e quindi Patrie.

Chiarita l’indispensabilità del concetto di Patria, veniamo al Re. Il Re d’Italia ha troppe colpe. Peggio ancora e di più osservando il comportamento attuale dei suoi eredi. Basta solo questa gente (gli eredi) per apprezzare l’esito del referendum istituzionale del 2 giugno 1946.

Un corretto comportamento da parte della Casa Savoia sarebbe stato, l’8 settembre 1943, restare a Roma. Porre a riparo la famiglia reale e difendere o presidiare Roma, è il mestiere di un Re. Non averlo fatto ha comportato la perdita della corona. Dispiace non tanto e solo per Casa Savoia, ma per l’Italia intera. Del resto di gente che abbandona il proprio popolo in Italia c’è ne parecchia. Senza scomodare l’ex Comandante di nave mercantile-passeggeri (non ricordo il nome) da cui il naufragio all’Isola del Giglio, la lista è lunga. Non ci sono forse gli ex democristiani come il Signor Casini e la Signora (non ne ricordo il nome, quella che ha fatto carriera cercando la Massoneria e la P2 in Italia) passati alla sinistra?

Lo stesso attuale presidente della Repubblica è un ex democristiano che ha perso la rotta concettuale in politica. Mamma mia quanta gente ha tradito! In tal contesto negare la sepoltura a un Re, reo d’essere uno dei tanti, appare come il bue che dice cornuto all’asino.