Nutrire la violenza, in particolare quella gratuita è “uno stile” di relazione sociale che è tornato rispetto a 40 anni fa. Ricordo perfettamente criminali armati di mannaia che colpivano gli agenti di polizia nella Roma criminale degli anni Settanta. Sono cresciuto con le cretinate “artistiche” di Dario Argento. Stupidate di grande perversità dove l’orrore e la paura rappresentavano la base e il sale della comunicazione. Quando un’intero sistema di comunicazione si struttura sulla perversità del male, che tipo di mezzo educativo trasmettiamo allo spettatore? Ovviamente registi del livello (perverso) modello e classe “Argento”, avranno da dire che le loro pellicole non sono educative, non è il loro ruolo, devono solo fare cassetta e guadagnare spaventando la gente; tutto qui.
Una volta c’era la censura. Spesso questo strumento è stato mal utilizzato in termini politici e mai educativi. In realtà, quando una trasmissione al pubblico è limitata a nutrire la violenza gratuita senza alcun’altra finalità, non è il caso di cestinare quel “lavoro” o di renderlo disponibile solo ad una fascia d’utenza che sa dividere le cretinate dal reale?
Certo che una censura morale, senza che sia “bacchettona”, è possibile quando c’è compattezza sociale, non 10 milioni d’immigrati a spasso per la Nazione di cui 5 (milioni) dotati di carta d’identità! L’immigrato non centra assolutamente nulla su questo specifico argomento, ma rappresenta in maniera formidabile lo frattura sociale tra persone che credono in valori molto diversi tra loro e non conciliabili. La non conciliazione naturalmente arriva nella violenza e questo processo l’abbiamo tollerato-accettato-voluto noi tutti. Ecco che la violenza gratuita diventa il sotto prodotto di una scelta a monte che pareva “intelligente” ma ha in realtà rotto la struttura sociale per ottenere cosa? Non lo so.