Fare la fila per entrare in un negozio è qualcosa di totalmente inconcepibile: praticamente folle! E allora perchè abbiamo una massa indistinta di gente che si mette in fila? Che cosa rispondere se non ricorrendo alla povertà d’animo? 

Quelli che fanno la fila per entrare in un negozio, quale atto di spesa per divagazione (shopping) non hanno nulla da fare. Comunque si cerchi di rigirare la vicenda, non ci sono spazi per un recupero di questa gente.

Diverso sarebbe in caso di razionamento del cibo o farmaci, motivo per cui l’attesa è lecita e valida.

Quando poi questo ragionamento viene applicato in una Nazione che ha perso quasi 70mila persone in 10 mesi per un’epidemia da virus cinese, la follia è totale.

Assodato che non si tratta più di persone, ma di “materiale umano” quelle che si mettono in fila davanti a negozi, di chi la responsabilità? Chi avrebbe dovuto educare questo “materiale umano”?

Il ragionamento torna alla Scuola che non educa e costa tantissimo (6.500 per studente ogni singolo anno). Una classe di docenti che dovremmo licenziare in tronco per inadeguatezza al ruolo. Non ultima una classe politica veramente modesta. Del resto se i “politici” sono eletti dal “materiale umano” (quando si degnano di fare la fila al seggio elettorale) i conti tornano in peggio.

In pratica, da tutto questo ragionamento, c’è qualcosa da salvare? Chi si salva?

Lo sforzo per salvare qualcosa è forte, ma le prospettive sono scarse. Tolta la scuola, le istituzioni e la politica, cosa resta e chi?

PROBABILMENTE RESTIAMO NOI INDIVIDUALMENTE PRESI.

RESTA LA PERSONA, L’UNICA IN GRADO DI CORREGERSI E DI LAVORARE SU SE STESSA E GLI ALTRI PER CERCARE D’ESSERE MIGLIORE. 

Ecco il punto di rinascita di fronte al fallimento della stampa e dei libri che non educano. Serve un ritorno al privato alla riflessione. La socialità ha lasciato solo chiasso ed epidemie.

Il tempo futuro è quello dell’individualità ritrovata al posto di una socialità impazzita e famelica.