Un telegiornale d’idee e concetti è quanto invano si cerca in televisione in particolare nei canali RAI ormai “allagati” dalla superficialità.
Guardando i telegiornali di tutti i canali e quindi anche Rai, s’è costretti ad abbandonarli verso il 12°-14° minuto perchè, sprofondando dentro la cronaca, si perdono in storielle locali e più o meno ripetitive; non è questa la missione di un TG.
Che peccato perdere uno strumento d’informazione “ufficiale”.
E’ probabile che la cronaca interessi a qualcuno, ma si tratta di un profilo d’attenzione ed elaborazione dei concetti modesto. E’ anche sicuro che il pensiero ridotto-semplice-modesto sia molto ma molto più diffuso di quello colto e dotto per cui la TV cerca dispersamente d’intercettare questa fascia di pubblico con programmi del tipo festival canoro di Sanremo e programmi d’intrattenimento leggero. Qui nasce però una considerazione: la televisione e in particolare quella di Stato, non dovrebbe elevare il profilo medio basso del cittadino italiano che guarda la TV? Non è forse per questo che l’ente televisivo statale chiede e ottiene un canone televisivo per quanto la qualità della programmazione sia decisamente elevabile oltre gli attuali standard?
Concludendo. Si pensa a un TG per le menti fertili che sia di concetti e grandi notizie. Un programma da differenziare da quello che si rifugia nella cronaca per riempire gli spazi. Quindi 2 programmi informativi diversi, orari differenti, pubblico differenziato, profili personalizzati.
Possiamo, come cittadini, pensare ad un contributo televisivo alla formazione e al miglioramento di noi stessi oppure la TV resta a livello di canzonette e filmetti? Certo il basso profilo RAI rimette in discussione il diritto a ricevere il canone.
Un telegiornale d’idee che colga la notizia come spunto delle riflessione, rappresenta la nuova frontiera di una televisione evoluta che ancora non esiste.
Riuscirà la televisione a non farsi sostituire dall’uso/abuso d’internet? Queste sono le sfide per un telegiornale di qualità.
Scopri di più da Giovanni Carlini
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