Ringraziando per l’impegno profuso durante la lezione, un Signore, la cui consorte gestisce il panificio di proprietà familiare, mi dona un filone di pane. Mamma mia che bel dono!

Il valore che contiene il pane come simbolo sia religioso (proviene dalle mani di Dio) sia come umanità e semplicità insita in esso, è ancora inenarrabile.

Il Signor Di Grazia, tra l’altro il Suo cognome s’abbina al gesto in questa casualità, mi ha letteralmente spaccato il cuore lasciandomi senza parole.

Il pane, un simbolo di civiltà. Uno studente, un frequentatore di corso che ringrazia il suo docente: qualcosa di struggevole.

E’ vero, altri 250 studenti mi hanno ringraziato scrivendomi delle parole molto belle, il che rappresenta il mio vero compenso. Però un filone di pane riesce ad andare oltre le parole (che comunque sono importanti). Ieri sera, religiosamente ho mangiato una sola fetta del pane apprezzandone ogni passaggio senza permettere che andasse perso neppure sotto forma di mollica. Certo, quanto appena detto appare senza ombra di dubbio una netta esagerazione ma non lo è. Si chiama dare il valore alle cose, alle genti, all’umanità. 

In questo momento nella città di Kherson, in Ucraina, un pezzo di pane rappresenta la ricchezza. Un concetto e valore che non va mai dimenticato.

Ecco perchè, con questi valori non mi riconosco più nel Maestro e papà culturale, Philip Kotler e in particolare nel suo ultimo libro. Spaccando la storia dell’umanità in generazioni compartimentate per caratteri diversi, indotti dalla tecnologia utilizzata, s’espugna dalla storia i suoi aspetti modificativi: guerra, fame, pandemia, inflazione.

Il pane ci ricorda l’essenza della vita, la sua semplicità e complessità, riportando l’uomo a smettere di sentirsi protagonista di una vita che non governa. Nè che il protagonista della storia sia in balia della sua stessa esistenza, però vanno ristabiliti i confini dell’agire umano. La morte, malattia, fame, condizioni meteo, pioggia o siccità, restano in una dimensione più alta di noi alla quale forse non possiamo accedere. Il pane ci riconduce nella nostra umanità anzichè onnipotenza. Ecco perchè c’è sempre meno pane sulle nostre tavole.

Ringraziando il mio studente mi ritrovo Uomo in lotta per modificare gli elementi fondamentali della vita (e in alcuni casi senza riuscirci come la morte ad esempio).