Industria più forte rispetto al turismo come incidenza sul PIL?

Con dati al 2 agosto 2019 l’ENIT (Agenzia nazionale turismo) nel suo osservatorio nazionale indica in 13,2% il peso del turismo sul PIL italiano. Nello stesso dispaccio l’ENIT prevede per il 2020 un incremento del 61% delle presenze straniere nel nostro Paese.

Certamente, nel rileggere a posteriori le affermazioni fatte non solo in questo caso ma in generale, si notano tante stonature! Nel senso che la gente spesso esprime cosa desidera e non quello che emerge da costose e impegnative ricerche empiriche.

Nessuno fa ricerca, tutti sono in gara per raccontare quello che vorrebbero.

Si è assistito alla stessa scena nel 2016 con la Brexit e la Presidenza Trump.

Tornando al quesito, perchè è meglio industria rispetto al turismo, sorge la domanda per quale sia il suo peso sul PIL. L’industria pesa per il 18% sul PIL.

A seguire il settore primario incide per il solo 2,2% sul PIL.

Il resto, quasi il 70% è solo servizi.

Va premesso che è veramente complesso trovare una tabella o un grafico chiaro e preciso. La composizione del PIL italiano è così tanto discussa analiticamente quanto poco sinteticamente indicata. Per ovviare a questa carenza di dati, qui si propone un grafico a torta appositamente studiato per il lettore.

Acquisiti i dati della composizione del PIL ora l’affondo: perchè è meglio l’industria rispetto al turismo?

La risposta ha diverse sfaccettature.

ASPETTO SOCIOLOGICO: un imprenditore è più impegnato e culturalmente motivato di un albergatore o ristoratore. Vuol dire che pur non essendo ingegnere, l’imprenditore si muove su un profilo tecnico più audace rispetto gli spaghetti al ragù. Avere persone “migliori” nella società rende l’intera comunità più motivata. Con ciò non è che l’albergatore debba scomparire ma rientrare in un suo spazio idealmente pari al 7% del PIL.

SUL LATO REMUNERATIVO AL PERSONALE: la piccola (piccina) impresa stagionale turistica non paga i dipendenti come l’industria.

RICADUTE  SULLA SOCIETA’: con un posto nell’industria ci si sposa, compra una casa e si fanno i figli contando, 45 anni dopo, sul tfr. Quindi emerge un aspetto di stabilità. Con il ristorante o la pensione ci si lavora “nella stagione”. Emerge pertanto un elemento d’instabilità/precarietà nella società.

E’ inequivocabile che in era globalizzata le diverse società occidentali sono entrare in crisi per eccesso di precarietà. Non solo ma anche lo spessore cultura, emotivo e valoriale degli occidentali si è ridotto. Probabilmente gli eccessi di servizi sul PIL, immigrazione e minore tensione alla studio stanno dando i loro frutti come aumento dei divorzi (al 42% delle coppie sposate – dato ISTAT) e negli abbandoni tra coppie di fatto (al 60% – dato stimato).

Perchè è meglio l’industria ai servizi? perchè la società sta peggiorando.