La via di Trump, ovvero del Presidente degli Stati Uniti, quella che indica alla Nazione e quindi anche al mondo Occidentale, è da considerarsi reversibile o irreversibile se vista in prospettiva futura?
La domanda sorge perchè spesso capita di leggere, in autorevoli riviste che per questo scadano a livello di giornalini, che “Trump non è per sempre” e che “terminata questa seconda presidenza di Donald Trump tutto tornerà come prima”. Infine il solito sondaggio che punisce il Presidente di fonte dubbia.
Di fronte a questi tentativi d’interpretazione del futuro è saggio osservare che:
- tanto per cominciare non è “Trump” ma il Presidente degli Stati Uniti e precisamente in secondo mandato votato democraticamente da un numero elevato d’elettori;
- è inutile pensare che quanto sta applicando il Presidente sia “farina del suo sacco”, in realtà la Presidenza è portavoce di un sentimento molto ma molto più diffuso da parte delle persone per un grande distacco dai tutti gli orientamenti della precedente era globalizzata ora conclusa. In particolare va segnalato una maturazione sui seguenti passaggi:
- A) un rinnovato interesse sul fattore lavoro. La globalizzazione ha portato disoccupazione o sotto-occupazione in Occidente per cui va respinta. Se i cinesi (quelli della Cina comunista con capitale Pechino da distinguersi con i nazionalisti con capitale Taipei) vogliono produrre e occupare mano d’opera, lo facciano, ma sui loro consumi e sul loro paese, non a spese degli altri Stati;
- C) il dazio indica la misura del danno che il prodotto importato arreca al mercato dove il prodotto è venduto a meno che non sia li realizzato con manovalanza locale;
- B) la percezione che l’immigrazione sia invasione e a questo eccesso d’arrivi, sia clandestino sia legale, serva porre un limite applicato o con muri o regolamentazione.
Concetti che non sono affatto difficili e non si capisce perchè le precedenti gestioni (solitamente a tradizione di sinistra come l’Unione europea) non siano state capaci di recepirli.
La via di Trump a questo punto diventa il “new deal” del Presidente.
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