Elaborazione del lutto/2 prosegue oltre Sigmund Freud ed Erich Lindemann, quindi dal 1944 si perviene al 1969 con la psichiatra elvetica Elisabeth Kubler-Ross autrice di “Morte e morire“.

La Kubler-Ross rientra nel filone di pensiero di Freud in quanto applica la sua ricerca su personale già danneggiato, ovvero malati terminali. Sino ad ora la ricerca si è divisa su 2 grandi campioni:

  • i malati: di cui Freud e la Kubler-Ross;
  • persone normali di fronte al dramma: Lindemann.

La Kubler-Ross amplia la casistica d’analisi, nell’elaborazione del lutto, dalle 3 categorie alle 5 prospettive in grado di descrivere la parabola della sofferenza.

Dalle fasi di Freud descritte nel testo del 1915 “Lutto e melanconia” ovvero diniego, accettazione e distacco a:

  • rifiuto e negazione. La mente, per proteggere l’integrità della persona, applica LA NEGAZIONE;
  • rabbia. Si tratta d’emozioni intense per rabbia e paura allo stesso tempo. La domanda più ricorrente è “perché a me?”. Da questo stadio rabbioso possono emergere due conseguenze: una richiesta d’aiuto o una chiusura rinunciando a proseguire nella vita o nelle soddisfazioni minime per un’esistenza accettabile;
  • la negoziazione! In questa fase si cerca una “soluzione alla morte” che potrebbe essere imminente. Il punto di vista di studio della psicanalista elvetica coglie i malati terminali (non va dimenticato). In questa fase si cercano scappatoie come il pregare di più cercando in questo modo scampo alla morte. Quindi fare compromessi con la sorte sperando nell’eccezione. Si tratta di un pensiero “magico” (nella disperazione la negoziazione trova concretezza attraverso la magia);
  • segue la depressione. Tentato di tutto con la negoziazione, alla fine dovendo prendere atto dell’inevitabile e imminente fine, c’è la fase depressiva. Si tratta di un passaggio non evitabile (purtroppo). Nella depressione si sperimenta l’impotenza e sconforto;
  • infine l’accettazione. Qui, in particolare il superstite “vede” il congiunto ormai defunto per ricollocarlo nel lenire la sua immensa solitudine affettiva. C’è un vivo ricordo e nostalgia dove rifugiarsi per trovare serenità.

Elaborazione del lutto/2 prosegue.