Critica alla teoria dei giochi ovvero un pensiero opposto a quello prevalente un ambito microeconomico.

Sono anni che ragiono sul dilemma del prigioniero non concordando con la versione ufficiale.

A questo punto è bene spiegare quest’avversione in blocco a tutto l’impianto riconducibile alla cosiddetta Teoria dei giochi. Si tratta di un’indebita interferenza della matematica nell’economia. Un’ingerenza ciò contestata con 4 premi Nobel all’economia assegnati agli psicologi comportamentali anzichè a matematici ed economisti.

Non c’è nulla da fare; finché l’economia resta ostaggio della matematica, non risponde alle reali necessità di benessere collettivo. Infatti le crisi economiche e finanziarie proseguono ad accadere senza che siano previste e gestite.

Perchè abbiamo un’economia che non è utile benché ampiamente spiegata nei libri?

La risposta, anzi una prima risposta, consiste nel constatare come la materia sia mal impostata.

L’economia tratta d’eventi umani che si pretende di spiegare a colpi di derivate e teorie dei giochi.

La critica e la non opportunità nell’uso della teoria dei giochi in economia, è stata già sanzionata dal padre dell’economia politica italiana: il prof. Stefano Zamagni.

A pagina 521 del testo “Economia politica Teoria dei prezzi dei mercati e della distribuzione” edito da NIS, La Nuova Italia Scientifica, nell’ambito della serie Studi superiori, il prof Zamagni, dedica un paragrafo, il 14.B.3 al “Dilemma del prigioniero” e comportamento economico. Di fatti si tratta di una critica alla Teoria dei Giochi considerata:

  • “statica” rispetto alla dinamica e fluidità dell’evento economico;
  • aleatoria nell’inserimento dei valori dentro le caselle;
  • eccessivamente stringente nelle ipotesi poste a funzionamento della teoria.

E’ vero e lo studio del dilemma del prigioniero lo dimostra ampiamente.

Prendendo in esame questo schema, la dottrina impone come soluzione ufficiale il “confessa” quando in realtà la soluzione del gioco è NON confessa!

Si riporta lo schema a beneficio del lettore:

(Dilemma del prigioniero) E’ uno dei problemi più noti della Teoria dei Giochi introdotto nel 1950 da Dresher e Flood (Flood, 1958); la cui narrazione è dovuta a Tucker (1953).

Due individui I e II sono stati arrestati per lo stesso reato e vengono interrogati separatamente dal giudice. Ognuno può scegliere indipendentemente dall’altro di confessare (C) o non confessare (NC). 

Se entrambi non confessano, vengono condannati per reati minori a due anni ciascuno. Se entrambi confessano vengono condannati a cinque anni ciascuno. Se uno confessa e l’altro no, quello che confessa ha uno sconto di pena e viene condannato a un anno, mentre l’altro ha un’aggravante e viene condannato a sei anni.

Le pene sono riportate nella tabella come coppia (I, II). (testo e schemi ripresi da “Teoria dei giochi” del prof Vito Fragnelli Anno accademico 2010-2011 Università del Piemonte Orientale, studi di matematica”)

Ebbene come critica alla teoria dei giochi, per quanto il confronto sia in verticale per cui 5 è minore di 6 e 1 minore di 2, “matematicamente” è conveniente “confessare”, l’economia non si adatta a tale mentalità.

Da una parte c’è lo schema matematico, ma dall’altra la realtà umana. Una realtà dove si compra la carne o il pesce senza l’uso della Teoria dei giochi o della derivata alla funzione d’utilità.

La soluzione del gioco è molto più intuitiva: NON CONFESSARE!

Chi, come docenza, impone nel suo corso d’economia, la teoria dei giochi come se fosse la base dello studio della moderna economia sbaglia.

La solita pecora (il docente) che segue il gregge privo di creatività didattica.

Cosa fare? E’ semplice. Ogni apporto disciplinare segua la sua strada senza pretendere che sia interdisciplinare.

L’economia è pensata per studiare eventi d’uomini e donne. La matematica e l’analisi sono altri passaggi di un altro sapere. Ognuno faccia il suo mestiere.

La critica alla teoria dei giochi riporta l’economia vicino all’uomo rivalutando la sociologia e psicologia in luogo dell’analisi matematica.

Nell’immagine di copertina si offre un altro modo per osservare il dilemma del prigioniero.

Si ringrazia lo studente Giulio di Roma che studia ad Utrecht (Olanda) per lo spunto. Osservando la sua difficoltà nasce questo spunto di riflessione.