The Post è l’abbreviativo del quotidiano locale di Washington, il Washington post. Il quotidiano della capitale americana, seguendo a ruota il New York Times, nel 1971, pubblicò parti dei Pentagon papers ovvero dei documenti segreti redatti dallo stesso Pentagono sul conflitto in corso in Vietnam. I fatti sono narrati in un film dal titolo “The Post” del 2017 diretto da Steven Spielberg. Tra gli attori di spicco ci sono sia Tom Hanks sia Meryl Streep.
Rivedendo la pellicola (in terza battuta) emergono dei passaggi che non erano stati compresi all’inizio e degli insegnamenti da trarre. E’ formidabile osservare quante cose s’imparano in più dalla seconda e terza rilettura di un brano o visione di un filmato.
La vicenda è cruda: Il New York Times dopo 3 mesi di studio decide di pubblicare del materiale segreto (detto Pentagon papers) rubato dal Pentagono da uno dei compilatori. Il ladro è tal Daniel Ellsberg, un giornalista incaricato dal Segretario alla Difesa di seguire in diretta il conflitto in Vietnam e riferire oggettivamente sullo sviluppo della campagna militare. L’Ellsberg redige dei rapporti che si sommano ad altri formando uno schedario di 40 quaderni d’appunti (oltre 4mila pagine). Preso atto della mole di studi e riflessioni, l’Ellsberg inizia a rubare i quaderni due a due, fotocopiarli e archiviarli per un successivo uso scandalistico.
Il motivo del tradimento verso il Pentagono, da parte dell’Ellsberg risiede nella difformità di valutazioni del Segretario alla Difesa, Robert McNamara che in privato è molto critico e disfattista sulla campagna militare e in pubblico ottimista.
In realtà non è affatto McNamara che ha due posizioni diverse tra la versione pubblica e quella professionale, ma riguarda diversi presidenti a partire da Truman, Eisenhower, Kennedy, Johnson e quindi anche Nixon.
Lo scandalo risiede nell’aver espresso ottimismo su un conflitto ritenuto perdente dalla dirigenza politica e militare della Nazione quindi la domanda: perchè battersi?
Il ladro Daniel Ellsberg è deceduto nel 2023, accusato di spionaggio fu ritenuto non colpevole, addirittura è considerato un “economista” ed attivista pacifista, ma non è questo il punto.
Il materiale trafugato dall’Ellsberg fu pubblicato in forma d’attacco alle istituzioni dal New York Times e a ruota seguì il Washington Post.
Dove si trova la riflessione a posteriori studiando la pellicola di Spielberg?
Il Direttore del Post, la Signora, Katharine Graham, impersonata nel film dalla Streep, era amica di famiglia per Robert McNamara. In forza di questa relazione di privilegio ed amicizia poteva, ma non l’ha fatto, rappresentare la differenza.
Anziché pubblicare i documenti rubati, come fece il New York Times, avrebbe potuto aprire un’intervista a tutto campo con lo stesso McNamara commentando i documenti segreti. Tra la voglia di scandalo del Times e la spiegazione dettagliata, passo dopo passo, del Post, la differenza avrebbe segnato la linea della civiltà nella comunicazione.
In un’ipotetica serie d’interviste tra McNamara e il Post, si sarebbe confermata una posizione: pubblicare non contro il potere ma per la Nazione, chiamando direttamente i principali protagonisti a spiegare il senso delle loro decisioni.
The Post non c’arrivò a questo livello di civiltà, unendosi allo scandalismo giornalistico che ancor oggi segna molte testate che devono far notizia anziché analizzare-spiegare-descrivere-educare il lettore a capire.