SI SCRIVE FRANCIA MA SI PRONUNCIA OFFESA AI VALORI

Chattando con dei francesi sui noti avvenimenti di terrorismo in Francia ed equiparando i vignettisti a dei terroristi armati di matita che si sono scontrati con altri terroristi armati di fucile (tutto sommato senza una gran differenza sostanziale tra loro) mi si dice: in Francia non è reato la blasfemia!

La prima sensazione è che tra bestialità e blasfemia ci sia un collegamento, ma è solo un’impressione.
Ragionandoci sopra però emerge un problema di fondo poco esaminato sino ad ora. I francesi gridano ai 4 venti che vogliono difendere la libertà di stampa e di pensiero in Francia, ma, pensandoci bene, la blasfemia non risponde a tutto ciò.
Ovviamente tutti sono liberi di credere o no in una fede religiosa (del resto credere è un dono e a chi non è stato concesso è un problema suo, nella solitudine dell’ateo, non dei credenti) però la libertà di credere, non implica quella d’offendere!
ECCO IL PUNTO CRUCIALE DELL’INTERA VICENDA PER CUI SAREBBE OPPORTUNO UNA ROBUSTA AUTOCRITICA.

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Ipotesi di Califfato

La Francia ha sbagliato e prosegue a farlo nel non saper distinguere tra libertà e offesa. Diverso è il concetto di critica che implica lo scambio d’idee e opinioni motivate.
Concludendo, in Francia si sta perseverando nell’offendere un sistema di fede che è certamente criticabile, ma non oggetto d’offesa. A questo punto per chiudere questa vicenda ci penserà la legge francese, regolando un’anomalia interna al loro sistema giuridico, oppure un nuovo attacco che stermini definitivamente alla radice il problema? In questo caso però non si può dire che manchino gli elementi di riflessione e non fosse prevedibile prevenire un esito scontato e già iniziato. Perché l’Occidente non è capace d’autocritica togliendo la confusione che si è creata tra libertà di pensiero e offesa?
Nel momento in cui ci sentiamo tutti, noi occidentali, lucidi e solari rispetto alle altre culture e religioni (questo è il pensiero corrente), dobbiamo anche essere capaci di fare pulizia in casa nostra. I vignettisti francesi rappresentavano (ormai sono nell’ imperfetto del passato, perché nessuno può ancora credere in loro e nel futuro) l’arroganza di una falsa cultura che nulla sa esprimere.