Capitale sociale, patrimonio netto, riserve e utili portati a nuovo come d’esercizio. Apparentemente la differenza è semplice e intuibile. Le difficoltà sorgono quando si passa al RICLASSIFICATO del bilancio con il conteggio del ROE (indice di redditività del capitale proprio). Di fronte al concetto di capitale proprio si sciolgono tutte le certezze ponendo in difficoltà i nostri studenti.

Sul capitale sociale e proprio, in questo sito, si è veramente scritto molto, ma forse è sano tornare sull’argomento.

Per capire la differenza serve un Codice Civile aperto al libro V° (del lavoro) articolo 2424, Contenuto dello Stato Patrimoniale, al Passivo voce A: Patrimonio Netto.

Va segnalata un’oggettiva pigrizia dei nostri docenti e studenti nello spiegare con il Codice Civile alla mano.

Che il Patrimonio Netto sia composto da una serie di 10 voci c’è poco da dire perchè basta guardare l’articolo 2424.

All’interno delle 10 voci, la prima si chiama “Capitale” (andrebbe in realtà letto come “capitale sociale o proprio”).

Ecco dove si trova il capitale proprio.

Concettualmente il problema è risolto, ma non è così facile. In Italia, in particolare, le imprese sono quasi tutte sotto capitalizzate. Vuol dire imprese che fatturato anche 5-10 milioni di euro con un capitale sociale di 100.000 euro. Non è affatto difficile trovare imprese con un bilancio di questo tipo. Senza alcun accorgimento, con un utile di 200.000 in rapporto al capitale proprio (200.000/100.000) avremmo dei valori assurdi di ROE, in questo caso del 100%. Il Roe, quello vero, come ci documenta UNIONCAMERE (Unione della Camere di Commercio italiane che raggruppa i dati provenenti da tutti i bilanci versati nelle Cancellerie dei più Tribunali d’Italia 2,8 milioni d’imprese) oscilla a seconda del settore merceologico.

Un’impresa manifatturiera gode in genere di un ROE tra il 6 e il 9%.

Per far quadrare i conti (ma solo per questo) è uso non prendere più solo il capitale sociale a titolo di proprio (com’è giusto che sia) ma l’intero patrimonio netto. Questo è un voluto errore con l’intenzione di far quadrare i conti.

E’ un errore perchè le riserve non costituiscono capitale sociale o proprio. Non lo costituiscono perchè nate a protezione dell’impresa da perdite future. Si tratta di un salvagente o di una protezione finalizzata ad eventi dannosi per l’azienda.

E’ pur vero che gli articoli 2442 per le società per azioni e 2481-ter per le imprese di persone, permettono l’aumento del capitale sociale a titolo gratuito tramite assorbimento delle riserve. Si tratta di un contributo all’impresa che andrà ricostruito immediatamente e in particolare per la riserva legale (art. 2430 del Codice Civile).

Ne consegue che l’eventuale utilizzo delle riserve non permette di considerare “soldi propri” le riserve.

Tanto meno a titolo di capitale proprio possono essere gli utili accantonati a nuovo, perchè a disposizione degli azionisti. Certamente anche questi utili a nuovo possono contribuire all’aumento del capitale sociale a titolo gratuito, ma finché non avviene con annessa delibera dell’assemblea dei soci, sono a disposizione degli azionisti.

Concludendo il capitale proprio è quello sociale.

Come ci si regola nei compiti a Scuola e nella maturità? Semplice. Basta spiegare con quali criteri si vuole agire e costruire un certo ragionamento. Vuol dire che lo studente deve saper argomentare il concetto di capitale sociale e sua traduzione al proprio.