Fallimenti e riaperture è la prospettiva che si apre dal 18 maggio 2020 in Italia. La strage annunciata nel numero d’esercizi in attività non può che essere drammatica. Dalla quasi totale scomparsa del concetto di ristorante, all’importante contrazione dei bar. La selezione sulle pizzerie alla rarefazione del negozio d’abbigliamento. Difficile fare stime: -50% degli esercizi in attività a febbraio 2020? Forse il -50% ma anche -60% inizia ad essere un buon punto di partenza.

La crisi del commercio come formula di lavoro e affari s’estenderà anche alle industrie? Qui le prospettive cambiano. Seppur un calo del 10% è pensabile nel secondario, i danni sono recuperabili. Dove invece il crollo del commercio incide in forme importanti è nel settore dei servizi. Studi di commercialisti, avvocati, architetti e ristrutturazioni edili, sono destinati a seguire il commercio nelle chiusure.

Stabilito il quadro dei fallimenti con effetto domino come se ne esce?

In un precedente studio, già qui pubblicato, è stata lanciata un’osservazione spesso dimenticata. IL DOLORE CAMBIA I COMPORTAMENTI DELLE PERSONE QUINDI LE SCELTE DI CONSUMO E ANCHE GLI ORIENTAMENTI POLITICI. 

Detto ciò, manca però la formula per reagire. 

La morte o la percezione di un panorama più ristretto nella prospettiva di vita, richiede ampi spazi di reazione. E’ il trionfo della grande distribuzione organizzata.

Come possono i singoli negozi reagire ai fallimenti e alla crisi del consumatore?

Dove oggi c’è un supermercato o un mercato comunale, lì possono aprire i singoli negozi. Serve l’aggregazione di singole attività in uno spazio esteso.

A Milano c’è la Rinascente. Un grande palazzo che ha solo affittato spazi a singoli operatori. Purtroppo la Rinascente oltre l’abbigliamento e la casa non sa andare; è il limite del brand.

In realtà quello che si cerca oggi a Milano è una “Rinascente” capace d’ospitare 500 negozi diversi, cento per singolo piano. Questa è la prospettiva anti fallimenti per i negozi.