Cosa stiamo imparando/3 dal conflitto in corso tra Ucraina e Russia giunge alla sua puntata 3 seguendo i precedenti 2 spunti d’analisi. L’ultimo studio è stato pubblicato al seguente riferimento: https://www.giovannicarlini.com/cosa-stiamo-imparando-2-dal-conflitto-russo-ucraino/

Oltre agli aspetti squisitamente militari e operativi: ridimensionamento del carro armato rispetto alle aspettative (per i rossi/russi) e del ruolo dell’elicottero (per gli occidentali) già esaminati nella prima puntata e sugli aspetto sociologici relativi alla rieducazione della società civile alle necessità del reale studiato nel secondo spunto di riflessione, ora gli aspetti strategico-politici.

Di pazzi esauriti e maniacali nel mondo, ce ne sono sempre troppi. Non fa eccezione il Putin.

Se il Putin fosse sano si sarebbe ritirato dalla contesa. Al contrario una persona alterata nella sua capacità di traduzione del reale, non sa mai quando fermarsi. Il punto di frattura tra una mente santa e una malata, è stato varcato nell’autodistruzione del gasdotto nel Mare del Nord. La distruzione di quell’opera isola, taglia fuori la Russia dal continente europeo (non dalla Ue che ne è solo una parte) ma dal continente stesso. Questo deliberato atto di sabotaggio delle proprie stesse risorse, rappresenta un atto d’autodistruzione e ammissione della sconfitta. Il punto è che il Putin non può fare marcia indietro e l’unica fine possibile è la morte.

Putin va ucciso dagli stessi russi, liberando il dittatore dal suo meccanismo politico inceppato.

Ecco cosa stiamo imparando/3 da questa vicenda.

La popolazione deve saper intervenire in una rivolta per rovesciare il regime che sta conducendo all’autodistruzione la comunità nazionale. In pratica è quello che dovrebbe accade anche in Iran. L’Occidente ha già risolto questi problemi con la Rivoluzione inglese, francese, americana, guerra di liberazione etc. Ecco perchè l’Occidente resta un esempio valido per le restanti altre 8 culture del pianeta Terra compresa quella sinica (cinese).

La forza di ribellarsi da un potere che ha perso la missione di produrre benessere per la Nazione.