The Prisoner of Parkinson è un programma di ricerca sociologico applicato sulle malattie del sistema nervoso. Le premesse sono semplici, ma tutte ancora da dimostrare per cui si è nella fase della ricerca; tali premesse sono:

  • le malattie nervose derivano da un abuso del sistema nervoso che è stato sopportato-subito durante l’intera esistenza. Spiegato meglio vuol dire che la persona, oggi paziente, anziché correttamente utilizzare la sua parte cognitiva (intelletto ed idee) ha particolarmente “sfruttato” la componente nervosa supplendo, in questo modo a quel livello culturale che avrebbe dovuto avere. Non si sta qui mancando di rispetto alle persone, spiegano soltanto che la vita e il lavoro c’impone delle risposte e conoscenze, queste possono essere gestite dal sistema culturale e cognitivo (procedura normale) o anche chiamando in rinforzo il sistema nervoso il che è comprensibile e logico, ma fino ad una certa misura. Abusare nell’uso del sistema nervoso il che vuol dire anche uso d’alcool, fumo, sesso smodato, droghe e quanto è di maniacale come altre dipendenze quindi ad esempio la musica ad alto volume, la discoteca o tutto quanto è esagerato, conduce nella parte finale della vita, pertanto in età matura, alla crisi del sistema nervoso, appunto Parkinson e Alzheimer. Ovviamente contrario e opposto a quest’impostazione ci sono i casi di Parkinson-Alzheimer giovanile, che pare contraddicano la teoria dell’abuso del sistema nervoso; è vero. Questo è motivo di studio e ricerca; cercare di capire come il sistema nervoso sia già “vecchio” in un corpo giovane! Si ritene però, è ancora un’ipotesi, che i casi giovanili non intacchino la teoria generale per cui l’insorgenza del Parkinson-Alzheimer sia un patologia dell’età matura;
  • nel caso il primo punto possa essere considerabile e accettabile, nell’ambito della Teoria nota come The Prisoner of Parkinson, si passa alla fase di risposta alla malattia. Il sistema nervoso sicuramente risponde all’apporto farmacologico (attenzione che sono noti casi di disordine sessuale in pazienti di Parkinson per effetto diretto dei farmaci adottati) ma anche a quello epidermico. Mi spiego. Senza nulla togliere alla farmacologia, il sistema nervoso reagisce anche e bene a una carezza, alla mano nella mano, un abbraccio, il contatto fisico. Prendere per mano il paziente, abbracciarlo come un parente, figlio o coniuge possono fare, aiuta il sistema nervoso danneggiato. Su questa via l’attività sessuale di coppia diviene ancor più importante rispetto all’età giovanile o prima parte della vita di coppia. Certamente non tutti i pazienti possono contare su una vita di coppia, ma quelli che ne godono devono, in base a questo assetto della Dottrina, riconsiderare l’importanza dell’apporto fisico alla stabilità della coppia come “cura per il sistema nervoso”. Il pensiero corre al fare insieme la doccia, il massaggio del corpo fatto dal coniuge (che sia riconosciuto o no dal paziente e ritenuto “simpatico”. Su questa strada è stata incontrata il paziente Linda che ha una capacità di memorizzazione pari a 1-2 secondi, affetta da Alzheimer senza riconoscere il marito che comunque è ritenuto una figura familiare-affidabile).

Concludendo questo primo passaggio, nella Teoria nota come The Prisoner of Parkinson, valida anche per l’Alzheimer, va utilizzato, a beneficio del sistema nervoso colpito dalla malattia, l’apporto fisico-epidermico-sessuale al latere di quello classico farmacologico per riallacciare il rapporto con chi vorrebbe e vuole vivere ma è in una prigione che lo condurrà a morte.