I sogni non vissuti – appunti tratti dal taccuino americano.

Per qualche giorno ho lavorato a Portland (Oregon) dove ho potuto osservare, tra le tante cose, degli aspetti particolarmente drammatici che vorrei discutere, per allargare i nostri punti di vista. In particolare ho trovato:
– una grande quantità di senza tetto e barboni che vivono il centro città (downtown);
– una ancora più marcata presenza di una gioventù in preda alla droga.
Sono due aspetti apparentemente non collegati e neppure tanto originali, ma che mi colpiscono (feriscono) per le loro dimensioni. Qui serve un ragionamento partendo da una base solida: degli avvenimenti di rilievo accadono sempre perché “qualcuno” li ha tollerati o provocati. Chiedendo alle persone del luogo delle chiavi di traduzione sul perché di questo disastro sociale, ho ricevuto varie motivazioni tra cui: la municipalità di Portland ha aperto più ricoveri per barboni e la polizia non ha più i soldi per agire. Del resto mi si dice, che i senza fissa dimora, in realtà non danno fastidio a nessuno. Infine che d’inverno queste persone vivono nel sud della California e solo d’estate emigrano in Oregon, per il clima più fresco. Quanto mi interessa discutere in questa sede, non è il loro peso sociale, basato su un battaglione di barboni allo sbando o ragionare su una generazione che manca all’appello, perché impasticcata e quindi parcheggiata sui marciapiedi della città, al contrario, è la tolleranza offerta dai benpensanti, che ha permesso questa desolazione sociale! Mi spiego.
Sento echi dal nostro paese (non leggo più un quotidiano italiano dai primi di luglio e sto così bene!) del solito sciacallaggio e linciaggio contro il governo. Lasciamo perdere chi è a favore o contro, ma emerge dalla cronaca quotidiana, che chi stia patendo sia il Paese e non la fazione che occasionalmente si trova al governo. In pratica la vicenda finanziaria italiana è collegata all’instabilità strutturale dell’euro, indipendentemente dal suo governo di sinistra o destra. Oltre a questa considerazione di fondo, l’aggravante italiana è dimostrata dalla tolleranza allo sciacallaggio politico. Ritengo che in realtà, più che al dispetto tra partiti, la tolleranza alla degradazione della relazione sociale riguardi tutti noi, ovvero sia un problema della comunità nazionale di cui la politica è solo esempio negativo e filiazione. Tradotto in altri termini, significa che stiamo litigando con noi stessi, in famiglia, con i figli, con i coniugi e quindi tutta la comunità è nervosa, irascibile e in una sorta di “follia collettiva” (che non ha riscontri in altri paesi) Nell’allergica intolleranza a tutto e tutti, ci sono anche le istituzioni. Per uscire fuori da questa devianza comportamentale, servirebbe un grande progetto politico educativo, che nessuno oggi saprebbe esprimere, quindi, l’unica via possibile è quella individuale, o al massimo esprimibile sul luogo di lavoro, ad esempio dentro le singole imprese. A una conclusione di questo tipo ci si giunge facilmente a patto che si applichi una nuova chiave di lettura del “contemporaneo”, ovvero che proseguire su questa strada, illudendosi che comunque nel nuovo, ci sia sempre qualcosa di migliore rispetto al passato è una superficialità. Al contrario è opportuno fermarsi riflettendo e per farlo, l’unico modo è a livello individuale, familiare, di coppia, nel contesto lavorativo, nei rapporti privati, ovvero in una dimensione sociale comprensibile all’individuo.

Auguriamoci buon lavoro perché abbiamo tanto da fare.

Lo scopo del taccuino americano Usa è quello di prendere spunto da aspetti diversi e riordinarli in un ordine d’idee che sia utile a riunire 2 facciate della personalità umana: quella personale e professionale.

Mi spiego. Nell’era moderna la personalità degli Occidentali e comunque nelle società evolute (non sono tutte quelle che rispondono ai 9 assetti culturali esistenti nel mondo) si è scissa almeno in 2 aspetti, che generano un senso di solitudine e di non appartenenza, da cui un disagio generalizzato. Il taccuino americano Usa risponde a questa necessità, offrendo spunti e ragionamenti per far riflettere. Il disagio a cui ci si riferisce è quello d’appartenere a più ambiti, ma di nessuno un particolare. Questa NON appartenenza porta a distacco da tutto, compresa la famiglia e la coppia, da cui la crisi dell’amore e della società moderna, della cattiva educazione della prole e della solitudine della persona che vorrebbe amare, ma non sa come fare.

Foto tratte dal taccuino americano Usa: i prezzi del cibo

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