Storyteller la nuova frontiera del marketing che unisce stampa e consumo. Come noto la stampa, con l’esperienza Trump, ha perso di credibilità. Cosa quindi leggere?

Storyteller significa narrare il prodotto coinvolgendo il lettore. Tradotto in altri termini il riferimento è anche a quei musei dove “si tocca ed esplora” il prodotto esposto. In questo sito si è scritto molto sui muesi aeronautici statunitensi dove gli aerei (ex rottami) rullano sulla pista e decollano. Ebbene è la stessa cosa. Capito come un museo diventa vivo e vegeto, si può svolgere la professione di storyteller.

Le imprese vogliono vendere, ma i negozi non sanno ancora dialogare con il cliente. Spesso i commessi sono ragazzini assunti con il contratto sbagliato (stage o apprendistato). Significa che il negozio non sa essere interfaccia con il cliente. Non è finita. Le email inviate alle aziende dai consumatori non ricevono risposta. E’ la fine di un brand, non verrà più comprato da quella persona e da chi la conosce.

Allagando la visuale si tocca la carta stampata. Mamma mia che confusione! Il giornalista che prima dell’era Trump poteva inventare la notizia, ora è inchiodato al solo ruolo di riporto di fatti e notizie. Già da oggi è il lettore a giudicare cosa accade, non più il giornalista. Ecco una delle tante rivoluzioni dell’era Trump nel passaggio dalla globalizzazione alla post globalizzazione. Ne consegue la scarsa affidabilità di giornali e riviste la cui lettura è inesorabilmente in calo. Per forza di cose; il giornale (vedi Sole 24Ore, ad esempio, in Italia) raccontano quello si vuole che si sappia (che non è la realtà).

Bruciata la stampa (incapace di comunicare) il negozio che si limita a vendere senza assistenza e le imprese che non sanno comunicare, cosa resta?

Da questo mondo che vuole comunicare a cui manca l’alfabeto, spunta il comunicatore, lo storyteller. Giulia Carlini, esperta di Stati Uniti è uno storyteller.