Roubini, Nouriel ha scritto diversi libri e l’ultimo, “La grande catastrofe“, edito da Feltrinelli per l’Italia, per quanto pubblicato a gennaio 2023 è stato letto solo ora. Il testo è di 270 pagine, ma francamente, pervenuti verso pagina 180 e saltando un paio di capitoli perchè non ritenuti interessanti, alla fine è terribilmente ripetitivo; ecco perchè alla fine se ne sospende la lettura (studio).

Ci troviamo con un testo interrotto nella sua disamina perchè ripetitivo, noioso e fortemente esagerato-allarmista, tanto che le sue 11 minacce in realtà sono 4. ATTENZIONE, con ciò non è che il filo conduttore non vada studiato attentamente! Ne consegue che in una marea di “sciocchezze”, nel testo di Roubini, ci sono dei passaggi formidabili da considerare.

Il primo punto da tenere bene a mente è come la prossima terza grande depressione (in imminente sviluppo) è basata sull’eccesso d’indebitamento sul PIL. Mi spiego. La prima grande depressione del 1874 e la seconda del 1929 ebbero entrambe come denominatore comune l’eccesso di produzione. Si può affermare che le depressioni nacquero dal lato dell’offerta. La terza, invece, mette radici nell’indebitamento.

Il secondo passaggio, di grande interesse, riguarda le conseguenze sull’occupazione derivanti dall’intelligenza artificiale. Laddove la depressione del 1929 causò un’innalzamento della disoccupazione del 25%, se l’intelligenza artificiale dovesse essere applicata, produrrebbe una cessazione del lavoro per il 47% della forza lavoro!

Questi due messaggi, appena descritti, sono molto forti ed il valore del testo si chiude qui, il resto trova il tempo che può. Del resto non si può pretendere di trovare 270 pagine di concetti ad alta tensione, bensì vanno estratti dall’intero impianto, quei passaggi che meritano.

Roubini ragiona da immigrato (di lusso nel suo caso) affermando che la produttività è più elevata per gli immigrati rispetto ai cittadini. Non solo, l’autore insiste sull’importanza dell’immigrazione per sostituire cittadini non nati per il declino delle nascite in Occidente. Si percepisce ampiamente che l’intento del Roubini è di parte, perdendo per questa via qualsiasi genuinità nell’analisi proposta.