Riflessione sociologica sui fatti accaduti nel contesto della cosiddetta “mafia capitale”

Una volta esisteva l’opposizione che controllava la maggioranza; oggi questa differenza è sfumata.

I fatti noti come “mafia capitale“, ma in realtà quelli di quest’ultimi anni, indicano un asse trasversale d’interesse personale in atti d’ufficio finalizzato all’arricchimento personale. Che i soldi servano a tutti non una novità e non lo è neppure che l’interesse privato sia a sinistra come a destra, quindi al centro sinistra e al centro destra e all’estrema sinistra e all’estrema destra. In pratica non abbiamo personaggi politici “puliti” solo perchè sono di sinistra. Il corrotto è ovunque, però corrotti siamo tutti, dovendo solo stabilire la dimensione e l’entità dell’approfittarsi di qualcosa che non sarebbe dovuto accadere.

Il lasciarsi andare non è più la prerogativa di un’idea politic,a ma di un costume sociale trasversale a ogni cultura nazionale. La reale differenza, di questi ultimi anni, è come il volersi approfittare, non colpisca più in chiaro chi ha il potere, ma chiunque possa in qualche maniera partecipare alla gestione della cosa pubblica. Quindi è crisi sociale. L’opposizione non garantisce più nulla, chiunque sia in questa condizione: sinistra come destra.

A questo punto la parola passa dalla politica (incapace di gestire la crisi) al sociologo per curare un corpo sociale malato)

Sicuramente l’attuale classe di governo (tra l’altro diretta da uno che non ha votato nessuno) va penalizzata perchè troppo giovane, inesperta e inconcludente. Detto questo il problema resta nella sua interezza.

Al di là dell’errata concettualizzazione di “mafia capitale” di cui non si capisce e percepisce il nesso con la mafia, quella vera, se non per applicare leggi adatte e studiate per altre necessità creando a sua volta un ennesimo errore giudiziario, si svela un’impreparazione strutturale della “giustizia” nel gestire una rete di corruzione anziché il singolo “mariolo” come disse Bettino Craxi anni fa dei suoi.

Mafia capitale esprime la necessità per un percorso professionalizzante della magistratura con un’accademia di magistratura e un percorso valutativo ricco di note caratteristiche e promozioni da acquisire nel corso degli anni. Oggi la magistratura è tanto libera tanto allo sbando.

Mafia capitale richiede anche un altro passaggio: il politico non dovrebbe più essere colui che prende voti ma deve seguire un percorso formativo specifico di ….(tot) anni affinché studi come si gestisce la cosa pubblica: scienza delle finanze, diritto costituzionale, tasse, fisco, scienza politica. Un patentino che sia automatico per un laureato in scienze politiche, sociologia, economia e diritto ma da acquisire per tutti gli altri. In pratica per “fare politica” dovrebbe servire un patentino di conoscenza di base senza il quale non è possibile presentarsi alle votazioni. Il certificato penale è meno importante della competenza e conoscenza. Dagli errori si evolve, con l’ignoranza si muore. Oggi abbiamo montagne d’ignoranza istituzionale concentrandoci su una presunzione d’onestà (il certificato penale pulito) che non è reale. Le condanne una volta vissute e scontate vanno poste alle spalle nella normale evoluzione della vita senza che siano pregiudiziali ma indicative sapendo che le persone crescono e cambiano a patto che non sia ignoranti dove involvo e restano bloccate.

Mafia capitale rivela anche un altro aspetto: manca l’educazione da parte dello Stato nello spiegare al cittadino come impiega i soldi che ottiene dalle tasse. In base a quale legge lo Stato accoglie e paga un esodo biblico d’immigrazione che non risponde più all’emergenza. E’ possibile pensare che quanto speso a favore dell’immigrazione clandestina sia distrazione di fondi pubblici? Dove il referendum che spieghi come, quando e perchè, la Nazione si dovrebbe mobilitare su questo evento? Appare almeno singolare che le forze navali italiane (prevalentemente) si spingano al largo o sotto le coste africane per recuperare gli immigrati anziché attendere che giungano sulle nostre coste. La sensazione è che si voglia andare a prendere l’immigrato senza scoraggiarlo. Detto in altri termini ci siamo creati noi stessi l’emergenza. Perché? Gli aspetti umanitari in realtà celano una società annoiata che nella mobilitazione cerca qualcosa da fare e in questo conferma la sua crisi interiore che si smaschera nella ruberia di denaro. Colpisce la frase di uno degli inquisiti: l’immigrazione è meglio della droga come affare di malavita.

Mafia capitale rivela così una mano destra che non vuole sapere cosa faccia la sinistra tranne poi scandalizzarsi per interrompere il ciclo della noia.

Serve una società che non tolleri più un 43% di disoccupazione giovanile (con la media europea al 22%) che paghi le tasse quando si saprà cosa viene fatto con i soldi presi ai cittadini. Oggi questo non avviene.

Serve una società dove lo Stato possa costare sul PIL un …tot in percentuale. Ad esempio il 12 o il 20% sul PIL anziché oltre il 40% come oggi.

Serve meno stato (in funzione di controllore) e più privato.

Serve un nuovo modo di fare e agire che parta dal singolo, per ricostruire la società, avendo le istituzioni fallito la missione. Penso a Comuni più potenti e organizzati rispetto le Provincie e Regioni, in pratica penso perfettamente il contrario rispetto ad oggi.

Giovanni Carlini