Al 20 luglio il Rapporto Semilavorati

Aggiornamento al 20 luglio 2010 di Giovanni Carlini

Fonti:
– Quotazioni Ufficiali London Metal Exchange – indici LME, COMEX e NYMEX. al 20 luglio 
– Quotidiano: Il Sole 24Ore e suo sito “Metalli 24 materie prime” al 20 luglio 
– Associazioni: Assofermet e Camera di Commercio di Milano al 20 luglio 

CONSIDERAZIONI A CARATTERE GENERALE E PROIEZIONI FUTURE

Qualcosa è cambiato
Come noto e confermato da anni, la stesura del Rapporto semilavorati di luglio e agosto per LAMIERA, viene redatta negli USA per osservare il mercato globale da un altro punto di vista rispetto all’Italia. Gli Stati Uniti restano un crocevia privilegiato per capire i nuovi orientamenti, perché qui è nata l’idea stessa di globalizzazione e quindi delocalizzazione.
Ebbene questi concetti non sono più gli stessi da qualche mese. Se prima, e con ciò s’intende il 2009, c’erano solo segnali, adesso l’inversione di tendenza è netta. Negli Stati Uniti l’ordine di squadra è: meno Cina più prodotto nazionale.
La nuova linea di condotta è quella di non ritirare gli stabilimenti di produzione americani in Cina e in Asia, ma di farli lavorare per le necessità locali, aprendo al contempo nuovi siti produttivi negli USA, per il fabbisogno nazionale.
In questa maniera si correggono quegli errori che sono stati commessi nel passato, delegando la produzione per il mercato interno statunitense all’Asia.
E’ la fine di un’era. Inizia quella della nazionalizzazione della produzione per servire il mercato interno e del bisogno di presidiare all’estero quelle produzioni ancora attive.
Piccoli ma costanti segnali di revisione delle regole di mercato: la vergella
Le acciaierie statunitensi proseguono nella loro iniziativa per bloccare i prezzi di listino della vergella importata. A metà luglio questi valori sono diminuiti, sebbene le quotazioni del rottame frantumato siano scese solamente di 10-25 dollari la tonnellata e non dei 45 come previsto. Nonostante la costante tendenza al ribasso, i produttori cercano di “tenere il prezzo” come i loro colleghi europei, il che significa che la maggior parte delle acciaierie statunitensi continua a proporre la vergella a luglio, tra i 695 dollari la tonnellata ed i 720 franco produttore. Ovviamente il tentativo di mantenere alto il livello dei prezzi, quando il mercato non lo accetta, non è destinato al successo.

Spiegare il calo dei prezzi

Non si tratta di un ridimensionamento dovuto a vuoti di produzione, ma della non accettazione, da parte degli operatori, di un nuovo prezzo non in linea con le aspettative.
E’ il classico caso di “rottura del mercato”, per cui i valori imposti dai produttori non rispecchiano le reali condizioni in cui devono operare i commercianti, i quali spesso restano schiacciati.

Che i commercianti siano a rischio di sopravvivenza?

Molti pensano che la manovra di mantenimento dei prezzi da parte dei produttori, incuranti dei problemi dei commercianti nel relazionare con i clienti, sia voluta per accorciare la filiera del settore metalli e affini. In questo modo, scomparsi i distributori più deboli, il rapporto con il cliente sarebbe direttamente gestito dal produttore. Ovviamente non ci sono prove di ciò, anche perché nel passato ci sono stati diversi attriti tra le due categorie menzionate senza che alcuno scomparisse.

Quando le importazioni sono selettive

A titolo d’esempio è interessante notare la dinamica delle importazioni statunitensi di vergella dalla Turchia. Attualmente (in luglio anche se il periodo ha poca importanza in quanto sono le linee di tendenza che contano) le quotazioni della vergella turca rimangono stabilmente tra i 630-650 dollari la tonnellata, dazi inclusi, FOT porti del Golfo USA. A causa dell’aumento dei costi del rottame, i prezzi di questo semilavorato sono quindi cresciuti di 10 dollari la tonnellata, ma questo aumento non si è riflesso nelle offerte per gli USA perché “scottati” da una precedente esperienza negativa.
L’ultima volta, nel corso di quest’anno, che gli esportatori hanno scaricato sul prodotto l’aumento della materia prima, si parla del periodo tra l’inizio di aprile e la metà di maggio, i compratori statunitensi hanno fortemente ridotto l’import. Secondo le ultime statistiche diffuse dall’ US Import Monitoring and Analysis System (SIMA), a giugno gli USA hanno importato dalla Turchia solamente 8.761 tonnellate di vergella facendo registrare un significativo calo rispetto alle 27.808 di maggio. Sebbene in giugno negli Stati Uniti il volume delle importazioni di questo materiale sia complessivamente diminuito, attestandosi a 99.247 tonnellate contro le 121.100 di maggio.
Questa politica reattiva degli USA è stata notata non solo contro la Turchia, ma anche nei confronti del Brasile. Questo vuol dire che in America sono attivi dei robusti canali di revisione dell’import, tornando al concetto di “Buy America”.

I cinesi stanno svendendo la materia prima

In luglio sul mercato cinese il rottame è rimasto debole. Il trend negativo dei prezzi degli acciai finiti ha portato alcune acciaierie a interrompere la produzione o comunque a mantenere bassi i livelli delle scorte. Si presume pertanto che nel prossimo periodo, i produttori siderurgici locali diminuiranno ulteriormente il consumo e di conseguenza anche gli acquisti di rottame.
Le aspettative del mercato siderurgico e dei metalli di base sono per un andamento negativo, che si protrarrà ancora nel futuro, di conseguenza i commercianti di rottame locali, hanno svenduto la materia prima. Nel frattempo, data l’attuale condizione del mercato locale, alcune acciaierie medio-piccole, hanno ridotto o addirittura interrotto le attività di produzione, mentre le aziende più grandi hanno avviato interventi di manutenzione. Queste dinamiche hanno ovviamente innescato un calo dei consumi di rottame. Gli operatori prevedono che nel prossimo periodo l’andamento delle quotazioni della materia prima non migliorerà.
Al di là del connesso prezzo sullo specifico mese di luglio, quanto è qui rilevante è la tendenza. Gli stabilimenti cinesi chiudono! Questo significa, come già accaduto per 20 milioni di lavoratori tra il 2009 e il 2010, il ritorno nelle campagne dalle province costiere industrializzate.
Un movimento sociale di questo tipo non può che generare un livello di frizioni tale da confermare ancora di più, quanto la Cina sia un paese a rischio di collasso sociale, azzerando tutto quanto investito e realizzato sinora da sprovveduti imprenditori-investitori occidentali.
La Cina resta un paese non stabile e pericoloso.

Il ridimensionamento cinese anche sulla lamiera

Quanto appena indicato sul rottame e i metalli di base in Cina ha un’eco anche nella produzione di lamiera, dove non prosegue solo la tendenza riflessiva dei prezzi da parte delle acciaierie, ma è anche iniziata la flessione della produzione.
In una sola settimana di luglio, la lamiera media in acciaio comune Q235 da 20 millimetri ha perso 9 dollari la tonnellata, quindi 14 dollari sulla lamiera per cantieristica navale CCS A/B da 16 millimetri, mentre è stabile quella in acciai basso legati Q345 da 20 millimetri.
In linea di massima le quotazioni di mercato della lamiera prodotta dalle acciaierie di seconda e terza fascia si sono ridotte sui 576 dollari la tonnellata a luglio.
Il 13 luglio Baosteel ha pubblicato i listini di agosto annunciando riduzioni di 74 dollari la tonnellata per la lamiera larga, per cui viene proposta quella Q235B a 628 dollari tasse escluse. Il giorno successivo, la Wuhan Iron and Steel Co., Ltd (WISCO) ha ridotto di 30 dollari i prezzi della lamiera per agosto, mentre a luglio offriva la Q235 da 14-20 mm a 604 dollari la tonnellata, franco produttore tasse escluse. Si conferma così una tendenza al ridimensionamento del “caso cinese”.

Sempre in Cina la discesa dei prezzi sui saldati è inarrestabile

Come per i metalli di base, i rottami, la vergella e la lamiera, le quotazioni dei tubi saldati cinesi hanno proseguito il loro trend negativo in linea con il calo dei prezzi dei coil laminati a caldo (HRC). Attualmente i tubifici locali continuano a subir pressioni in direzione di un ulteriore ridimensionamento dei prezzi, per la debole domanda registrata sia a livello locale che sulle piazze internazionali. Sul mercato globale le quotazioni dei tubi saldati, prodotti in Cina, sono diminuite in luglio di 10-20 dollari la tonnellata. Si presume che nel terzo trimestre la domanda per i tubi saldati sarà fiacca per l’atteso calo delle attività di costruzione, in relazione alle cattive condizioni meteorologiche. Contestualmente Baosteel, il principale produttore cinese, ha ridotto di 44,30 dollari la tonnellata il listino degli HRC di agosto, rispetto a quello per il mese precedente. La continua riduzione delle quotazioni, danneggia le attese degli operatori facendo emergere preoccupazioni in merito alle prospettive. Si presume che la tendenza non sia solo per l’intera estate, ma se possa proseguire in autunno.

I cali di produzione non sono solo cinesi

Quanto accade in Cina si replica negli USA. Nel Midwest i prezzi spot dei tubolari strutturali (HSS) sono scesi di 22 dollari la tonnellata, rispetto alla rilevazione d’inizio luglio, attestandosi tra i 970-990 franco produttore Midwest. Nella West-Coast le quotazioni sono invece diminuite di 11 dollari gravitando fra i 1.015 e i 1.035 dollari la tonnellata. Come in tutte le occasioni di questo tipo è anche emerso che i compratori, che intendono ordinare importanti quantitativi, riescono a ottenere sconti sino a 33 dollari la tonnellata.
Si presume inoltre che per l’intera estate, le quotazioni degli HSS proseguiranno il trend negativo per la progressiva diminuzione dei prezzi dei coil laminati a caldo (HRC). Come lamentela generalizzata i centri servizi confermano l’assenza di ordini. Le acciaierie locali continuano a sforzarsi di bloccare i prezzi preferendo il mercato interno all’export.
Per quanto riguarda l’import, le quotazioni degli HSS prodotti in Corea del Sud sono aumentate di 33 dollari la tonnellata rispetto a quelle dell’ultima rilevazione, attestandosi sui 925-940, dazi inclusi, FOT porti del Golfo USA. I compratori USA hanno però mostrato uno scarso interesse per queste offerte e si prevede, come accaduto ai turchi e brasiliani, che i prezzi verranno ribassati.

Come commentare questi dati? Che l’America si stia fermando?

Girando in lungo e in largo il Paese, l’ultimo Recovery Act ha aperto moltissimi cantieri rilanciando i consumi di materia prima, che non vengono più acquistati da chiunque. Oltre a favorire l’iniziativa locale quella estera è soggetta a nuovi canoni di gradimento.
Il messaggio è rivolto soprattutto a quei manager, che fino a qualche mese fa hanno dichiarato la fine del dollaro e degli USA, quale nazione guida nel mondo. Oltre a essere incaute come previsioni, lo scotto da pagare è l’embargo.
Maggio si conferma critico anche per il Giappone: – 10,26% il consumo di acciaio
Secondo gli ultimi dati ufficiali a maggio, in Giappone, sono stati consumati 5,7 milioni di tonnellate di acciai, con un calo del 10,26% su base mensile e un incremento del 24,3% rispetto all’anno scorso annua, pur essendo questo dato non attendibile, perché il confronto è anomalo. Sempre in maggio, il volume degli ordini d’acciai speciali è ammontato a 1,57 milioni di tonnellate facendo registrare un calo del 2,65% rispetto ad aprile e un aumento dell’86,06% in confronto al maggio 2009.
Dall’India: il prezzo del minerale ferroso scende sotto i 130 dollari la tonnellata
Il 12 giugno il prezzo del minerale ferroso indiano (con un tenore di ferro del 63,5%) è gravitato tra i 126 ed i 128 dollari la tonnellata CFR, scendendo sotto quota 130 dollari CFR per la prima volta dal mese di febbraio. Attualmente sul mercato del paese asiatico le quotazioni import della materia prima si attestano mediamente attorno ai 130 facendo registrare un calo di oltre 60 dollari la tonnellata rispetto al picco del mese di aprile (190-193).
Sebbene in questo momento i prezzi del minerale ferroso siano su livelli minimi, le acciaierie locali mantengono un atteggiamento d’attesa, rischiando notevoli perdite economiche a causa delle incertezze generali. Si stima inoltre che le acciaierie non riusciranno a beneficiare delle flessioni dei prezzi della materia prima, perchè più contenute rispetto a quelle dei prodotti siderurgici e per aver già firmato con i principali fornitori internazionali contratti trimestrali, con un prezzo basato sulla media delle quotazioni spot, rilevate nei tre mesi precedenti. Ecco qui la prova di quanto la nuova forma di contratto trimestrale non sia adeguata.
Nel frattempo non è ancora del tutto chiaro quali saranno i prezzi dei contratti di fornitura per il terzo trimestre. Tenendo in considerazione che BHP Billiton, Rio Tinto e Vale hanno chiuso con le acciaierie giapponesi contratti a 147 dollari la tonnellata FOB e che il costo del nolo dall’Australia alla Cina si attesta sui 7,3 dollari la tonnellata, si stima che i prezzi CFR possano raggiungere i 154,3 ovvero superiori a quelli del minerale ferroso indiano di circa 26-28 dollari la tonnellata. Con queste premesse il ministro della siderurgia dell’India è favorevole al bando alle esportazioni di minerale di ferro esportato per più della metà dell’estratto.

Conclusioni
Il mercato si sta restringendo sulle reali dimensioni che erano falsate dalla speculazione attiva dal 2003 in questo settore. La globalizzazione come la conoscevamo è finita. La delocalizzazione, se finalizzata alla produzione per il mercato interno, ha fatto il suo tempo grazie a un rifiuto-rigetto del consumatore, che selettivamente osserva la provenienza della merce.
E’ impressionante vedere nei negozi le facce allibite dei commessi, quando i clienti pagando la merce, si accorgono che è “made in China”e la restituiscono cercando alternative.
Grazie a questa nuova sensibilità gli stessi stabilimenti di produzione cinesi chiudono creando un riflusso di disoccupazione senza precedenti, per cui si teme un collasso e connessa nazionalizzazione di ogni investimento privato occidentale, reo d’aver gonfiato il giovane paese asiatico. E’ una storia già vista. Cosa fare? Serve imparare a relazionare nuovamente con il proprio mercato di riferimento, stabilendo differenti parametri di costo-qualità. I prodotti sotto costo cinesi in realtà gli abbiamo inventati noi, a causa di una rigidità dei prezzi bloccati dal costo del lavoro e dal bisogno di un rapido arricchimento della nostra classe imprenditoriale, che raramente ha reinvestito. Oggi tutto ciò è finito e serve ricostruire un nuovo sistema produttivo. Coloro che corrono in Cina per inseguire ritmi di produzione ormai conclusi, sono assimilabili a dei naufraghi che stanno cercando scampo su una zattera bucata.

COMMENTO ALL’ANDAMENTO DEI PRINCIPALI METALLI al 20 luglio 

ALLUMINIO al 20 luglio 
In collaborazione con Assofermet per quel che riguarda le leghe primarie, i principali consumatori europei stanno operando in piena capacità lavorativa da cui i produttori di billette secondarie hanno avuto un aumento degli ordinativi per il terzo quadrimestre.
La mancanza di semilavorati e prodotti primari, ha colpito il mercato in quello che stagionalmente è il periodo migliore dell’anno, dal punto di vista dei consumi. Tutto ciò ha spinto verso l’alto i premi dei principali prezzi, per cui i lingotti 99.7 subiscono premi superiori ai 300 dollari la tonnellata e premi per billette superiori ai 400. In questo periodo è estremamente difficile trovare disponibilità di lotti dai principali smelter e produttori di billette secondarie: in queste condizioni i commercianti impongono il prezzo, soprattutto per richieste su base spot a pronta consegna.
I principali venditori di rottami sono concentrati tutti sul mercato nazionale ed europeo per sostenere i fabbisogni delle industrie nazionali, nonostante il mercato d’esportazione sia particolarmente interessante sui low grades.
Le leghe secondarie stanno ricevendo una grande richiesta da parte dei principali consumatori nord europei. Tutte le fonderie hanno un discreto carico di ordini tanto che si lavora al 70-80% di capacità, infatti l’export verso il Nord Europa assorbe buona parte della capacità dei principali produttori di leghe sul mercato nazionale.

RAME al 20 luglio 
Nell’ultimo mese il rame ha guadagnato l’11% sull’LME spinto dal crollo degli stocks mondiali a oltre 439.000 tonnellate (-7% su base mensile). I prezzi dei principali prodotti sono stati spinti dalla mancanza di materia prima (rottami e semilavorati) che non riesce a soddisfare la richiesta del mercato nazionale ed europeo.
C’è una scarsa disponibilità di rottami in ambito domestico lavorando con margini estremamente compressi. La grande richiesta da parte degli operatori italiani ed europei fin da inizio anno, ha aiutato i principali commercianti di rottame a lasciare gli instabili buyers cinesi e indiani.
Al momento i prezzi pagati nel mercato europeo si mantengono 50-100 Euro/tonnellata al di sopra del livello di prezzo pagato oltremare, soprattutto sugli high grades. Sui low grades la competizione è più accesa.

PIOMBO al 20 luglio 
Come per tutto il comparto anche il piombo ha subito degli incrementi di prezzo non legati ai fondamentali. Nel dettaglio questo metallo è cresciuto dall’inizio di giugno del 17% in pochi giorni.
Al momento i principali consumatori non riescono a pagare i prezzi alti del rottame, perché, come spiegato più volte nel concetto di “rottura del mercato” i commercianti non riescono a ricaricare i costi sui prodotti finiti. I magazzini sono comunque carichi di rottame e la richiesta è discreta.
I prezzi nei mercati d’esportazione risultano migliori del mercato nazionale (del 5-7%) questo ha prima rallentato, poi fermato completamente le importazioni dagli altri paesi europei.

NICHEL al 20 luglio 
Il nichel ha subito le più ampie oscillazioni in questi ultimi mesi crescendo troppo, ma arretrando anche in misure e valori molto ampi. Ad esempio in un solo giorno, questo metallo scende di 200 dollari la tonnellata, mentre alluminio, rame e zinco segnano rispettivamente -12,5 dollari, -38,5 dollari e -3 dollari la tonnellata al LME.
In queste condizioni il nichel assume una pericolosità intrinseca nella gestione di magazzino, esponendo gli operatori a dei reali dissesti se dovessero immagazzinare quanto poi non è più vendibile. Il consiglio è semplice: comprare solo sul venduto. Comunque, in tutto questo folklore di prezzo se sei anni fa il nichel quotava 13.950 dollari la tonnellata adesso in luglio è a 19.125 il che esprime un valore di base sostanzialmente costante, oltre le effervescenze che possono essere molto pericolose per la gestione di magazzino degli operatori.

STAGNO al 20 luglio 
Le miniere che estraggono stagno nel mondo hanno sostanzialmente tutte fortemente ridotto i quantitativi lavorati, per cui il prezzo subisce costanti incrementi favoriti a sua volta dalla speculazione, costantemente alla ricerca di un metallo alternativo al rame.
Una procedura d’alternazione dei fondamentali di questo tipo è molto pericolosa, perché scombina ogni tipo di riferimento che oggi non è più credibile. Quanto deve valere lo stagno in relazione agli usi? In pratica il dramma accaduto al rame è quanto sta succedendo allo stagno.
A questo punto i consigli si dividono: per chi è uno speculatore (oggi c’è e domani non si sa dove sia finito) il consiglio è comprare. Per un serio operatore di mercato, invece la pericolosità dello stagno è in crescita, per cui conviene comprare solo sul venduto.

ZINCO al 20 luglio 
L’ultima rilevazione di prezzo dello zinco è per 1.822 dollari la tonnellata in leggero recupero ma pur sempre in una fase riflessiva che coinvolge l’intero comparto dei metalli non ferrosi. Non ci sono particolari prospettive che giustifichino quotazioni alte per lo zinco per cui si consigliano gli operatori di attendere che il prezzo scenda ulteriormente per le normali necessità di approvvigionamento.