Psicologia del consumatore, analisi delle credenze più diffuse da parte del consumatore. Non si tratta di FATTI VERI MA RITENUTI TALI. Mi spiego. Non è assolutamente scontato che quanto qui seguirà sia vero ma tutti e dico tutti lo ritengono, logico, valido e credibile. Si tratta in realtà di un classico caso di dissonanza cognitiva studiato dallo psicologo e sociologo newyorkese Leon Festinger nel 1957.

La dissonanza cognitiva funziona in questo modo:

  • se si riscontra un distacco tra credenze e informazioni;
  • la divaricazione riscontrata crea disagio;
  • scatta immediatamente una ricerca di dati che siano compatibili con le originali credenze al fine di rafforzare il punto di vista iniziale.

Grazie alla dissonanza cognitiva va da sé che la capacità di ricredersi per precedenti idee errate è molto limitata e questo fenomeno s’accentua in era globalizzata. Infatti internet non serve per educare, ma consolidare le idee già presenti. Una persona sensibile all’islamismo, con internet, diventa fondamentalista. Chi sensibile al nudo diventa un perverso e così via. Questo è il cattivo e maggior uso del Web che viene fatto dagli utilizzatori.

Elencando le credenze (spesso non vere) le persone affermano che:

  • in genere i prezzi più alti sono per qualità maggiori;
  • gli sconti servono per vendere prodotti di basso livello e qualità;
  • un negozio che vende prodotti di grande valore, vuol dire che anche tutti gli altri saranno più o meno sullo stesso livello;
  • l’acquisto in pacchi di grandi dimensioni è solitamente più economico rispetto all’acquisto del medesimo bene in quantità più ridotte (si pensi allo spreco che deriva dalla disponibilità di notevoli quantità)
  • i migliori prodotti sono quelli acquistati dalla maggior parte dei consumatori;
  • nel dubbio tra due prodotti è saggio acquistare quello di marca che avrà una qualità più elevata;
  • tra marche nazionali e straniere è bene comprare sempre quelle del proprio Paese.

Ecco su cosa lavora la psicologia del consumatore.