Perchè gli artisti a guardarli fanno letteralmente pietà e schifo in termini estetici e formali?

Il fenomeno dell’orrore obbrobrio dell’artista è diffuso come tutte le mode, altrimenti non sarebbe tale. C’è una corsa tra questi “artisti” a restare in mente allo spettatore per il loro totale degrado estetico. Una tendenza che va esaminata come patologia del comportamento sociale. Mi spiego. Non è tanto importante che l’artista (presunto tale) faccia pietà, quanto l’esempio (pessimo) che pretende di lanciare. Ovviamente ci sono altri immaturi che ci credono e scimmiottano comportamenti similari. Da qui nasce la devianza.

Di cosa stiamo discutendo?

Ieri sera sono stato costretto a guardare un canale televisivo della RAI. Si è trattato della celebrazione di un cantante italiano degli anni Settanta-Ottanta molto famoso. Non ne ricordo il nome, ma le sue musiche le ho sentite. Un tizio con una fratta di capelli in testa che poi si è tagliato cercando di tornare normale. Il soggetto (forse mi verrà in mente il nome) è stato commentato da altri individui dello stesso ambiente musicale. Mamma mia! Non si salva nessuno! Non è vero, qualcuno, mi pare un paio tra gli intervistati, si sono presenti come persone normali e li ho ascoltati. Il resto faceva pietà.

Barba lunga incolta, capelli lunghi non curati. Abbigliamento sgargiante e disordinato. Lessico ridicolo (forma espressiva verbale incolta). Orecchini ai lobi delle orecchie.

Ragazzi, ma veramente date retta a questa pattumiera comportamentale e con quale credito?

Ora ricordo il nome del cantante celebrato nel programma televisivo della Rai: Lucio Battisti. Un musicante che in effetti ho sentito negli anni.

Indipendente dal tizio, la domanda resta: perchè gli artisti si esprimo in forme esteticamente ridicole?

Mentre sul Signor Pavarotti francamente c’è poco da dire se non apprezzare, restano perplessità sugli altri. Quando un “artista” si presenta conciato come “Zucchero” (qui il nome è facile da ricordare) che credito dargli?

Quando gli artisti sono ridicoli, l’era che stiamo vivendo entra in crisi. 

Nel prossimo studio s’analizza la carica socialmente deviante che deriva dal comportamento degli “artisti”.