Capita di vedere un organigramma sbagliato. Questo è un danno aziendale. Lo spunto per scrivere questo studio emerge da un’azienda. Quanto qui scritto per imparare dagli errori degli altri.

Un organigramma rappresenta ed esprime una formula d’ingegneria umana.

L’organigramma vale per ogni realtà organizzata. Nonostante ciò poche aziende hanno la sensibilità di dotarsi di un organigramma. Certamente, per quanto la pianta organica serva a ogni realtà organizzata, va studiata e adattata alla singola impresa. Questo perchè il fattore umano è sempre a se stante in ogni realtà. E’ un concetto apparentemente facile da comprendere. Vediamo un esempio. Ogni donna è “giusta” per qualsiasi uomo? Ovviamente no. Nella nostra cultura è necessario quell’uomo per quella donna. La fase del fidanzamento esprime quell’apprendistato dell’amore per la formazione della coppia. Non è finita! Ogni coppia, con annessi figli, ha le proprie regole e funzionamento. Non è affatto vero che “le famiglie” sono uguali. Centomila atteggiamenti e segreti si sviluppano in ogni coppia. Nel caso questi aspetti umani siano veri, in una comunità aziendale composta da “x” persone servirà una strategia d’impiego.

Traslando dall’esempio della famiglia appena descritto, il fattore umano dell’azienda A è sempre diverso da quello dell’impresa B. Potranno avere la stessa età, formazione, estrazione e paga, certamente le 2 aziende otterranno dei risultati economici diversi. Questa diversità di utile/perdita con fattori umani differenti impone la ricerca di un metodo di lavoro. Ecco che siamo finalmente pervenuti all’organigramma: chi fa chi e cosa.

Il solo organigramma non basta; serve il mansionario e i carichi di lavoro.

Recentemente, visitando un’azienda italiana, ne ho apprezzato l’organigramma. E’ raro trovare un’impresa così strutturata. Il guaio è che credo neppure la FIAT abbia una struttura così complessa. Nel dettaglio a fronte di 1 direttore generale (il proprietario) dipendono solo 2 figure: il responsabile di produzione e quello organizzativo.

Francamente avrei preferito vedere il consiglio d’amministrazione/proprietà da cui dipende il direttore generale. Non basta. Al direttore generale, anzichè 2 figure preferisco uno stato maggiore con:

  • direttore amministrativo
  • un controller (a volte potrebbero essere la stessa persona, l’amm.vo e il controller)
  • direttore del personale
  • direttore della formazione (a volte possono essere la stessa persona il personale e la formazione)
  • direttore della produzione (capace d’assicurare anche la qualità)
  • direttore commerciale
  • direttore di marketing (non è saggio che il commerciale svolga anche il marketing)

L’impresa che ho visitato ha fatto una scelta diversa. Rispetto a questa pesantezza d’organigramma, noto un centinaio di caselle a fronte di 60 dipendenti. Guardando meglio vedo ripetuto “all’infinito” il nome del titolare. Immediatamente sorge un sorriso. Il solito “faso tutto mì”.

In effetti a un organigramma “elefantiaco” si notano altri passaggi non chiari:

  • la funzione della “comunicazione” che dovrebbe essere nel marketing si trova in produzione
  • il marketing si trova nell’area dell’organizzazione (in pratica c’è inversione tra dipartimenti)

Più nel dettaglio a una struttura di formazione che farebbe invidia alla NASA si riscontra come:

  • al personale viene insegnata la diversità di tipologie tra circolari, quando si comporta in forma sciatta verso il cliente.
  • La donne hanno in servizio capelli sciolti dando un segnale di disordine. E’ vero che solo nel settore alimentare, forze armate, polizia e ospedali i capelli vanno raccolti. La chioma lunga sciolta resta un indice di poca cura della persona.
  • La divisa aziendale non è quella per cui si possa tornare a casa orgogliosi d’appartenere all’azienda.
  • Non ci sono sconti ai dipendenti sulla merce venduta (si tradiscono i principi del marketing interno)
  • L’umore è pessimo. All’accoglienza c’è un atteggiamento di sufficienza verso chi entra.
  • Appuntamenti di selezione alle 10.00 diventano 10.40
  • Chi fa selezione, per telefono chiama per nome il manager in selezione anzichè per cognome. Comunque è saggio che tutti siano chiamati per cognome.
  • Nella selezione si sbaglia il criterio di giudizio. Ad esempio a un aspirante direttore del personale e della formazione non si chiede nulla sulla gestione del personale. Al contrario gli si fa compilare in word una lettera commerciale. Si chiede se in excel sa compilare una tabella di appuntamenti e sa applicare il filtro.
  • Ancora più patetica una delle impiegate dell’uff. formazione. La ragazza, sottolineando come tutto sia scritto e codificato, non si accorge d’aver sbagliato la selezione. A un manager (o aspirante tale) non si svolge un accertamento per impiegato (uso del pc) e tutto questo dalle 9 del mattino alle 11.30! Addirittura la stessa impiegato umilia l’utenza accertando che non conosce una certa funzione d’excel.

Mamma mia! l’azienda non ha ancora capito quanto sia necessario diventare una parte della comunità anzichè un negozio.

La cartellonistica è sbagliata.

Mancano indicazioni a terra per seguire un percorso di prodotto.

Il bagno per i clienti non esprime l’idea dell’azienda nell’allestire un ambiente.

Gli spazi espositivi sono sprecati. Non c’è adeguata formazione alla clientela per formarne una comunità fidelizzata. Il sito web è statico e non interattivo. Infine a personale sciatto e demotivato corrisponde un organigramma elefantiaco?

E’ palese che l’organigramma di questa azienda è sbagliato.

L’elenco degli argomenti indicati che emergono da una brevissima visita, sarebbero quelli d’affrontare in una selezione per manager.