L’opinione pubblica nella sua degenerazione isterica nella Prima Guerra Mondiale.

Solitamente non si vuole appositamente considerare la parte degenerativa dell’opinione pubblica preferendo l’ottimismo. Che strano! Una scienza, la sociologia che “sceglie” quello che piace anziché la totalità delle possibilità credibili. Già questo dettaglio la dice lunga sulla parzialità della disciplina, pilotata verso scenari desiderati anzichè accademici.

Medesima scelta è stata svolta considerando l’omosessualità non più una patologia con effetti sessuali. Una strada che si è voluta percorrere senza criteri di scientificità ma solo dettata dal gusto per la moda. All’opinone pubblica piace la novità acriticamente accettata.

Ovviamente non è questa la sede per riflettere sulle cattive scelte della psicologia e sociologia. Scelte dettate unicamente dal bisogno d’apparire all’opinione pubblica.

Una dinamica perversa, lasciando la gente a briglia sciolte, è avvenuto anche nel 1914 in Europa. Sostanzialmente le Cancellerie europee anzichè dominare le passioni gli hanno dato fuoco utilizzandole come polvere da sparo per far saltare uno stile di vita. Perché? Ancora non si è capito!

L’esperienza vissuta in occasione del primo conflitto mondiale è particolarmente significativa nello studio del comportamento collettivo.

Nasce a questo punto un interrogativo: l’autorità pubblica che ruolo ha nella gestione della massa? Qui ci si può trovare tra tre situazioni. Uno Stato che alimenta i disordini (spesso le dittature o la Cina d’oggi) o un’Autorità che calma i fermenti pubblici (democrazia). Infine un governo che vorrebbe calmare la gente ma resta ostaggio di frangie politiche interessate. E’ il caso dell’Italia nel 1915.

Ecco che la gente comune, quella del popolo, diventa inconsapevolmente massa di manovra per chi sa esattamente quale direzione assumere. Va ricordato come nell’agosto del 1914 TUTTI andarono alla guerra armati di fanfara, fiori ed entusiasmo. Solo un mese dopo cambiò totalmente l’umore per peggiorare fino al novembre 1918.

Gustave Le Bon vide la massa come un pericolo mentre Durkheim come un’opportunità. Il secondo è oggi uno dei padri fondatori della sociologia mentre il primo dimenticato (volutamente).