Lettera ai miei studenti. Spunto di riflessione

Ciao ragazzi, ai miei studenti,
dopo una intenso confronto in 5B credo sia necessario mettere nero su bianco alcuni passaggi importanti.

1) Insegno perchè miglioro me stesso. 

Mi spiego.
Insegnare non è venirvi a raccontare quello che sta scritto in un libro. Se fosse così potremmo sostituire la figura del docente con una sana lettura. Il mio ruolo è di guida per ognuno di voi, evitando i luoghi comuni e le perdite di tempo, arrivando sparati al “senso delle cose”. Qui la sintesi e l’analisi sono fondamentali. 

2) vi ho insegnato che la “sintesi” è comunque un errore perchè abbiamo bisogno d’analisi.

Per arrivarci dobbiamo procedere per teorie generali e concetti “validi per più discipline”. Questo vuol dire essere interdisciplinari.  

Vanno coinvolte  l’economia, il diritto, la sociologia, la psicologia, il marketing e la scienza politica.

Se ci fate caso, queste materie colgono l’intero iter del vostro indirizzo di studi.

3) in classe spiego le argomentazioni “difficili”. A casa voi studiate quelle facili, ovvero quanto è scritto sul libro di testo nei capitoli che ho indicato.

4) Cosa voglio da voi. In altri contesti mi pagano 75 euro, in altri 100 dollari l’ora, da voi ne prendo 6.9.

Capite che non insegno nella scuola di Stato per diventare ricco!  

Qui si apre il concetto di passione. Se io ci metto l’anima, a voi chiedo forza. 

Come supplire a questo clamoroso gap di riconoscimento economico che mi riguarda? E’ semplice! Quando esco dalla classe, perchè sono stato con i miei studenti, ho bisogno di sentirmi più ricco:
– più ricco di idee perchè le ho ricevute da voi;
– più completo perchè ho saputo sintetizzare concetti complessi consegnandoli alla vostra fantasia creativa;
– più maturo perchè ho ricevuto la vostra considerazione. Quindi come vedete e capite le cose. Questo mi rende partecipe d’opinioni, punti di vista, visuali, sensazioni, emozioni, cultura. 

La lezione così concepita è in realtà mutuo scambio.

Sono “vecchio” (maturo) quindi vi dò l’esperienza e decenni di maturazione nel pensiero. Voi mi date le vostre idee, la passione, la titubanza che vi caratterizza. 
Voi ringiovanite e mettete in discussione antiche teorie costringendomi a verificarle nuovamente. In ciò trovo nuovi passaggi e metodi d’adattamento alla mutevole realtà quotidiana.
Siete, per me, i meccanici di un vecchio motore che funziona ancora. 
Insieme creiamo il movimento del mezzo per percorrere nuove strade, nella produzione delle idee.
Ecco perchè insegno e mi è viene dato questo privilegio, siete voi che mi rendete degno di questo ruolo.

Conclusione della lettera agli studenti.
Fate la vostra parte, studiate, pensate, create, immaginate. Io darò ordine a questa struttura di pensiero affinchè da soli mattoni, sabbia e cemento, ne esca fuori una casa comune degna d’essere abitata dal nuovo pensiero: il nostro.
Vi esorto a leggere, pensare, creare pensiero, perchè così mi tenete con voi. 
Grazie

Il vostro prof di economia.
Giovanni Carlini