La Distinzione, Critica sociale del gusto di Pierre Bourdieu. Un testo del 1979 che non può non essere letto e studiato da chi s’interessa di sociologia. Il libro rappresenta un “passaggio obbligato” nel percorso di maturazione sociologica. Esagerando, Marco Santoro, che ha scritto la presentazione al volume, lo confronta ai sacri testi. Addirittura a “Il Suicidio” di Emile Durkheim a “all’Etica” di Max Weber!

La Distinzione, critica sociale del gusto di Bourdieu è un libro terribile! Il testo è scritto in una maniera impossibile, portando il lettore alla disperazione. Ad esempio, spesso il punto viene posto dopo un volume di parole e frasi, per cui ci si trova a metà pagina. Il ragionamento non è lineare e semplice ma contorno con mille richiami. Una forma espressiva di questo tipo stanca il lettore, costretto a rileggere più volte lo stesso concetto.

Tornando alla presentazione, un’altra esagerazione del Santoro si trova nelle battute finali del suo contributo. Quando considera il prof. Bourdieu uno dei pochi grandi sociologi viventi insieme a Giddens. Non è vero. Il Santoro, appositamente desidera dimenticare il prof. Zigmunt Bauman. E’ possibile che questa voluta censura, nasconda una posizione di gradimento verso la globalizzazione. Come noto, in questo sito la globalizzazione è considerata causa del male della società moderna. Se ne auspica il collasso.

Tornando al testo la distinzione, critica sociale del gusto s’apprezza il richiamo a Vera Zolberg. La prof. Zolberg scrisse nel 1986 un famoso studio sul gusto, considerato come “arma sociale”. Ecco una delle radici concettuali dell’intera ricerca di Bourdieu. Il gusto non è solo apprezzare il piacere del vivere o per il cibo. NO! Bourdieu ci spiega che “il gusto” è separazione e frattura sociale. Appunto un’arma come spiegato dalla Zolberg. 

Emerge così una delle cause più crudeli della società moderna; la guerra in casa, quella tra noi. Una male interpretazione della relazione sociale e degli agi della società moderna. Che peccato farci del male da soli. Forse non meritiamo questo progresso e agiatezza.