Kahn, Richard Ferdinand, economista britannico, nato a Londra nel 1905 e lì deceduto nel 1989 fu lo studioso, d’altissimo profilo cui dobbiamo il moltiplicatore dell’occupazione. Lo studio fu ripreso da John Maynard Keynes nel capitolo 10 della sua opera Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta pubblicata nel 1936. Keynes però, utilizzò lo schema come moltiplicatore degli investimenti.

Ecco che uno strumento oggi fondamentale per capire come il PIL si muove e sviluppa, il moltiplicatore, prese forma. A pensarci bene non è che siano passati molti anni: meno di un secolo.

Il concetto spiega quanto sviluppo è capace di produrre una spesa nel momento che “gira” nell’economia.

Mi spiego.

Un pagamento, specie se in contanti e non risparmiato transita dall’acquirente al venditore (1 giro).

Il venditore paga il fornitore (giro 2).

Quest’ultimo paga le materie prime (giro 3).

Chi incassa paga i dipendenti (giro 4) che a loro volta comprano la benzina (giro 5) e il benzinaio onora l’importatore di carburante (giro 6).

L’importatore paga l’estero (non conta).

A conti fatti, in questo esempio ci sono 6 giri! Significa che il compratore iniziale non ha posto in circolazione solo 100 dollari (ad esempio) ma 100 per 6 = 600. Ecco di quanto è cresciuto il PIL. Questo è il moltiplicatore come concetto e applicazione.

Ovviamente il moltiplicatore (e diversi altri moltiplicatori validi per gli investimenti, la curva IS e la LM) ha una sua formula matematica che qui non è pertinente in quanto si vuole solo capire il concetto.

Kahn ci spiega che una spesa eseguita dallo Stato (in gergo detta G) specie se sostenuta in debito (con emissione di titoli del debito pubblico) si dive in 2 parti.

Una “fetta” di questa spesa NON diventa reddito nazionale.

Quella che diventa invece REDDITO ADDIZIONALE.

A sua volta la seconda parte dev’essere ulteriormente divisa tra risparmio e spesa aggiuntiva.

Non è finita (grazie ai prof. Kahn e Keynes) indicativamente:

  • il 30% della nuova spesa s’aggiunge ad altre spese;

  • il 70% si trasforma in REDDITO ADDIZIONALE

 


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