Italia dei secoli bui, una delle opere propedeutiche consigliate in questo sito per iniziare a comprendere la crisi di nazionalità tutta italiana.
Ovviamente a questo testo fanno da corona L’Italia dei Comuni e L’Italia dei secoli d’oro.
Per una scelta di servizio al lettore, ci si astiene dai commenti riportando fedelmente i passaggi più importanti del libro.
Italia dei secoli bui è un libro di 425 pagine che si legge in 10 giorni, con la cronologia collocata al termine del volume. Il lasso di tempo interessato del testo corre dal 250 d.C. al 1002.
Già nella prefazione, a pagina IX ,una bella interpretazione di fascismo testimoniando come ogni libro sia una catapulta per interpretare l’oggi.
Citando testualmente: …..Montanelli è certamente “risorgimentale”. Il ricordo del prozio, Giuseppe Montanelli, appartiene alla famiglia.
Il suo fascismo giovanile non ha nulla a che vedere con le componenti socialiste, repubblicane e corporative del partito di Mussolini.
E’ fondato sulla convinzione, come allora a molti italiani, che il fascismo possa rappresentare la continuazione del Risorgimento completandone l’opera.
Il testo è gradevole perché pone una diretta connessione tra Risorgimento e Fascismo quando meno ce lo si aspetta, discutendo dal 250 d.C.
Nella stessa prefazione (che a questo punto è imperativo leggere) si scopre come i fatti accaduti nella storia lombarda, veneta e genovese furono profeticamente considerati “italiani”.
Quanto più è difficile parlare dell’Italia, come di una persona, tanto è più facile parlare delle sue città e regioni. (cit. dalla prefazione pag. VII)
Ecco che L’Italia dei secoli bui si conferma come laboratorio di ricerca per l’attuale Italia della Repubblica.
Si cita, nella prefazione, Benedetto Croce nella sua convinzione che lo studio della storia fosse sempre contemporaneo.
Gli storici e studiosi (senza ammetterlo) studiano il passato per dare risposte al presente.
Rileggendosi, ci si rende conto che fermarsi alla prefazione non è giusto rispetto al testo in quanto poco è stato detto dei secoli bui, motivo per cui ci saranno altri riassunti.

Nessun periodo storico può essere considerato totalmente buio o completamente radioso e se lo si fa, quasi sempre si esula dalla ricerca scientifica e ci si rifugia nelle convinzioni personali. Fin dal titolo Montanelli assume una posizione ideologica e antiscientifica. È pur vero però che l’Italia altomedioevale era un’italietta se confrontata con quella precedente, che si identifica con Roma il suo impero. La spinta propulsiva, la vocazione internazionale e, soprattutto, la forte unità territoriale, vennero a poco a poco sostituite dal rintanamento nei propri confini, dall’assoluta marginalità nello scacchiere mondiale e dalla disgregazione statuale. Ma laddove c’è decadenza per gli uni c’è progresso per gli altri. Se i Romani persero le loro virtù guerriere ed etiche, i cosiddetti barbari si civilizzarono a contatto con gli ex dominatori del mondo e si trasformarono da orda famelica in una parvenza di Stato con semplici leggi e codici propri. Quindi il periodo buio evocato dalla coppia Montanelli – Gervaso è relativo ad una particolare visione del mondo, ma non vale in termini assoluti. In tale ottica, ad esempio, si attribuisce grande importanza alla battaglia di Poitiers del 732, vinta da Carlo Martello, che impedì la scristianizzazione dell’Europa e la sua potenziale islamizzazione; le conseguenze della vittoria dei Franchi sono state molto ridimensionate da storici accademici, quali Pirenne e Ostrogosky. Che il libro non sia stato scritto da storici di professione, di quelli paludati, del tipo da toga da cerimonia, lo dimostra il fatto che qua e là si fa sempre largo il Montanelli giornalista come quando paragona le prime ecclesie, “comunità di fedeli” alle cellule comuniste. La decadenza dell’impero romano viene fatta risalire alla progressiva barbarizzazione dell’esercito e dell’amministrazione romana, figlie della borghesizzazione del cittadino romano, non più soldato e difensore in proprio della patria, e dello sdoganamento dei popoli d’oltralpe da nemici di Roma, ex caput mundi. E fin qui nulla di nuovo. In più c’è la presenza di un nuovo soggetto politico. La Chiesa, sempre più famelica di territori e di potere e meno cenobitica. Il suo avvento nella Storia sfrutta le debolezze e le malattie degenerative di Roma, insinuandosi nelle pieghe dei suoi apparati statuali, prima come salvatrice di anime e poi come dispensatrice di onorificenze molto terrene e poco spirituali, a cui faceva da contraltare l’autocrazia del basileus bizantino, erede diretto dei grandi imperatori romani. Il numero e la qualità delle prebende non è più legato al valore sul campo, ma ai santi in Paradiso.
Gentilissimo, La ringrazio per il Suo interesse a questo studio, peccato che abbia un indirizzo email altamente discutibile e non presentabile. Il prof