IS.LM in macroeconomia. Oggi a lezione una ragazza ha fatto presente che le manca il quadro d’insieme tra molti argomenti quindi ha ricevuto una risposta così impostata:
Il modello IS.LM rappresenta lo schema base del pensiero macroeconomico correlando il tasso d’interesse (posto in ordinata nel piano cartesiano utilizzato per descrivere le due dinamiche) e la produzione (in ascissa). Non solo, a questo livello spieghiamo agli studenti cosa vogliano dire:
- la IS verticale ed orizzontale;
- quindi la LM verticale;
- non solo, si completa la descrizione con ben 11 casi di spostamento delle curve per effetto delle politiche fiscali e monetarie.
Superato il primo passaggio d’ambientamento nella dottrina, lo stesso modello IS.LM s’arricchisce di nuovi scenari e dettagli.
ANCORA NEL BREVE PERIODO
Il modello evolve in “esteso” perchè non si limita più al tasso d’interesse nominale (della prima versione IS.LM) ma vuole discutere di tasso d’interesse reale. Questo tasso cambia con una rapidità incredibile perchè dipende dagli annunci della Banca d’Italia per il nostro Paese e della FED negli Usa. Subendo il tasso d’interesse adeguamenti nell’immediatezza, la sua rilevazione e conseguenze sul modello è per forza di cose inserito nel breve periodo.
NEL MEDIO PERIODO
Per considerare il medio periodo, il modello richiede la comprensione della correlazione tra inflazione e occupazione (per la precisione disoccupazione) tale è l’ambiente di ragionamento nella curva di Phillips (1958) sia originale sia modificata. Introducendo Phillips nel modello IS.LM si perviene al più esteso schema IS.LM.PC Con questo ragionamento l’obiettivo s’estende correlare:
- l’inflazione non più alla sola disoccupazione, ma alla produzione;
- l’aumento delle tasse (detto consolidamento fiscale) sulla produzione;
- il movimento del tasso d’interesse sulla produzione (al limite, ma non consigliabile, la Banca d’Italia o la FED potrebbero abbassare il tasso sin sotto lo zero. Non è una politica consigliabile per non rientrare nella nota “trappola della liquidità” che continua a costare così cara ai giapponesi. La lezione è di non abbassare mai il tasso d’interesse allo zero o sotto, in negativo, pena il blocco dei rendimenti degli investimenti e quindi della propensione al risparmio da cui derivano gli investimenti.
IN PROSPETTIVA, SUL LUNGO PERIODO, S’APRE IL SIPARIO AL CONFRONTO TRA PRODUZIONE EFFETTIVA E POTENZIALE CON I RAGIONAMENTI SVOLTI NEL 1956 DA ROBERT SOLOW (premio Nobel)
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