Insegnare è solo una parola se priva di pratica. Georg Simmel, uno dei padri fondatori della sociologia ci offre degli importanti spunti di riflessione

Recentemente la scuola ha assunto 100mila nuovi insegnanti più per effetto di pubblicità politica che altro. Di fatto questi ragazzi (nuovi docenti), anzichè insegnare, si sono trovati parcheggiati in sala professori perchè, benché assunti, non hanno la cattedra. Sarebbe stato troppo logico procedere ugualmente alla “sistemazione” dei nuovi giovani docenti, ma posti nella condizione di uditori, ovvero affiancati agli insegnanti più anziani per ascoltare, imparare e partecipare. Un’accortezza di questo livello sarebbe stata troppo “complessa”.

Detto questo, cerchiamo di fornire degli strumenti a chi è stato chiamato al compito d’insegnare. Georg Simmel (1858-1918) uno dei padri fondatori della sociologia, unitamente ai più famosi e contemporanei, Emile Durkheim e Max Weber, nel saggio Individuo e gruppo pubblicato nel 1908 all’interno del testo “Sociologia“, spiega dei passaggi molto appassionanti qui esposti per punti:

  • prima, fino al 1850, la teoria dell’evoluzione prevedeva una netta differenza tra genere animale e umano;
  • successivamente e siamo praticamente al Novecento, la nuova teoria dell’evoluzione mischia tutto e considera uomini e bestie come frutto di uno stesso Dio pur in una scala evolutiva diversa.

Cosa vuol dire tutto questo? LA VALORIZZAZIONE della personalità individuale è più forte quando si fa parte dello stesso ceppo anziché nella netta suddivisione tra generi e classi. Tradotto in termini pratici, per insegnare non serve distinguere tra bravi studenti e cattivi, ma è necessario considerali tutti studenti, favorendo le singole individualità in sviluppo. Significa che se procedessimo nel dare votazioni molto alte a tutti (che le meritino o che ci si avvicinino) alla fine dell’anno si raccolgono più successi, che applicare una giusta e corretta o severa valutazione del lavoro degli alunni in inizio d’anno. Mi spiego meglio. Se nei primi mesi dell’anno scolastico iniziassimo a dare a tutti 10, 9 e 8, i ragazzi “ci prendono gusto” e studiano di più perchè maggiormente coinvolti e partecipi. Alla fine dell’anno scolastico il numero tra loro che “ci ha preso gusto” sarà maggiore che si fosse partiti con dei modesti 6-7 come votazioni nel tradizionale tira e molla sul “se studi di più ti promuovo”. Una tecnica di questo tipo non è finzione ma applicazione della sociologia per insegnare meglio e di più, chiamando alla partecipazione al programma gli studenti.

Ovviamente il docente è sempre presente laddove gli alunni, ricevendo alte valutazioni sin dai primi mesi dell’anno, dovessero sedersi arrogantemente sugli allori; in quel caso, bruscamente e senza preavviso, la votazione dovrebbe essere altrettanto violenta passando dai precedenti 10-9-8 ai 1-2-3 ristabilendo immediatamente  l’equilibrio tra un “tiro lungo e un tiro corto” quindi successivamente centrato, come la tecnica d’artiglieria ci insegna. 

Insegnare richiede tecnica! Grazie Simmel per una sociologia applicata.