Indro Montanelli è stato giornalista e scrittore, di lui apprezzo, da 40 anni la sua “Storia d’Italia” in 24 volumi. Mi pare siano 24 ma non mi scandalizzerei se fossero 23.

Nella Storia d’Italia, Montanelli con una forma grammaticale sintetica e diretta consente al lettore di seguire l’evoluzione del nostro Paese. In pratica una storia a fumetti pur non avendo disegnato la scena come nei giornalini che hanno così tanto formato la nostra gioventù.

Grazie a questa immensa capacità di comunicazione, Indro Montanelli va ricordato e rispettato.

Ovviamente, come lui stesso sottolinea nella sua “storia” agli altri, non è immune da diversi e anche gravi difetti! L’importante è saperlo per neutralizzarlo. Vuol dire apprezzare e studiare i suoi scritti ripulendoli da quelle parti oggettivamente esagerate o completamente errate.

Ad esempio. La sottostima dell’autore per le conseguenze italiane nella Guerra dei Trent’anni, ha generato 1 anno di ricerche autonome sul Seicento.

Nello studio del testo “L’italia del Seicento” è apparsa sospetta questa voglia di trascendere per passare oltre.

Per correggere e quindi integrare Montanelli, sono stati acquistati altri 4 volumi e approfondito l’argomento di cui ne è stata data notizia in questo sito.

Il riferimento è al testo 1493 per le conseguenze della scoperta dell’America e Christian Pantle più specificamente sul conflitto dei trent’anni. A questi 2 libri è seguito Italia 1636 il sepolcro degli eserciti di Gregory Hanlon (sui fatti di Tornavento in Lombardia). Infine di Georg Schmidt, La Guerra dei Trent’anni. Ecco che “guasti”, ha prodotto Montanelli nel suo selezionare gli argomenti!

Un altro punto di demerito a Indro Montanelli è il suo sfacciato e smarcato quindi noioso anticlericalismo. Si tratta di un atteggiamento degno delle lotte tra guelfi e ghibellini.

Ne consegue che ogni riferimento alla fede e alla Chiesa dell’autore è non attendibile.

Sul piano lessicale c’è sempre quel “un pò” che infesta lo scritto appesantendolo. E’ quindi necessario, armati di penna, depennare queste espressioni che nulla aggiungono al testo.

Infine c’è l’ossessivo rifermento alle tendenze sessuali dei vari protagonisti che spesso distruggono la figura come nel caso di Rousseau nell’Italia del Settecento. Dettagli che a volte sono gradevoli ma spesso esagerati come a voler far cassetta con questa pornografia a base storica.

Nonostante questi difetti non potremmo fare a meno di Indro Montanelli che ricorda tanto l’amata Oriana Fallaci e il grande Hemingway, Ernest.