Che cosa sta accadendo?

Gli importanti crolli di borsa confermano un’idea centrale: il fallimento della globalizzazione.

Vediamo cosa accade.

Quanto accade dai primi giorni di gennaio 2016 nel mondo economico, a livello globale, contraddice completamente ogni visione dal 2000: stiamo parlando del concetto che ruota intorno a quanto ormai definito come il fallimento della globalizzazione.

In pratica cosa accade? L’Occidente, essendo in crisi non compra più come prima e questo colpisce quella colonia produttiva che è la Cina e i restanti paesi poveri emergenti (BRICS) Già è noto quanto il Brasile sia in gravi difficoltà e ora si aggiunge anche la Cina. L’India è in difficoltà da diverso tempo (un tasso di ridotta crescita rispetto le aspettative). Ecco il punto. Sono state immaginate delle attese che non si sono realizzare e questo “delude”, tanto da aprire all’incertezza che è reale in quanto è stato sbagliato il modello evolutivo. Per questo si parla del fenomeno ormai noto come il fallimento della globalizzazione.

Cerchiamo di capire come il fallimento della globalizzazione si trasmette dai paesi poveri emergenti (BRICS) al resto del mondo.

Il sistema bancario occidentale, incautamente, ha prestato importanti somme a molti imprenditori affinché trasferissero le loro attività nei paesi poveri, per lucrare sul differenziale del costo del lavoro. Tutto questo ha prodotto una gravissima emorragia di posti di lavoro in Occidente. Riflettendo con attenzione, è proprio la disoccupazione (quindi l’annesso calo dei consumi occidentali) ad aver fatto crollare tutto il sistema della globalizzazione. Infatti il fallimento della globalizzazione deriva da premesse sbagliate che implicano la delocalizzazione con conseguente contrazione del numero di posti di lavoro in Occidente. Tornando alle più dirette conseguenze, chi oggi, come imprenditore occidentale lascia la Cina o i paesi BRICS (in pratica sta fuggendo da cui gli importanti crolli di borsa) lo fa rimettendoci grandi cifre che non torneranno nelle banche Occidentali provocandone il fallimento. Ecco come dal calo di produzione dei paesi emergenti, “il contagio” arriva direttamente nelle piazze finanziarie occidentali (casa nostra).

L’oggettiva distruzione di ricchezza che subisce l’Occidente, da questi eventi però, nel lungo periodo, rappresenta un vantaggio per la nostra comunità, perchè attraverso i processi di reshoring il lavoro torna in Occidente a lenire la grave disoccupazione creando nuovamente liquidità. Sarà certamente un percorso drammatico nel breve tempo e anche nel prossimo biennio, ma è possibile sperare nel futuro, nel momento in cui l’Occidente produrrà quello che necessita e la Cina o chi per esso, produrrà per il suo mercato interno, qualsiasi regime possa instaurarsi successivo al Partito Comunista (forse quello nazionalista?). Con il fallimento della globalizzazione si può parlare anche di un importante rischio politico in Cina da cui stare molto attenti.

Con il fallimento della globalizzazione si sta avvicinando un’altra importante crisi di sistema.

Simile a quella già vissuta nel 2008-2010 dalla quale però ora c’è una differenza.

Riportando a casa le imprese (reshoring) ci potrà essere la speranza di un risveglio (WAKE UP) dell’Occidente, dal lungo sonno che la globalizzazione ha imposto. 

Questo risveglio comporterà che l’Occidente produrrà i suoi beni con la sua manodopera. La Cina e gli altri paesi BRICS, se vorranno produrre lo facciano, ma per il loro mercato interno, rivedendo i regimi e sistemi socio-politici che gravano su quei sistemi paese (sostanzialmente dittatoriali compresa la Turchia). Un argomento che verrà successivamente approfondito si riferisce alla produzione nei paesi BRICS. Queste Nazioni che sono da considerarsi come povere in crescita rapida, NON produco per il loro mercato interno, per la loro gente e storia, ma per l’Occidente. Il motivo risiede nella conservazione dei loro governi che subirebbero un’automatico declino, nel momento i cui le classi sociali e il consumismo dovesse entrare anche in quei popoli. A tutti è noto come lo stesso WEB sia sotto censura in Cina, ma questo vale in ogni paese BRICS e povero. Ne consegue che queste Nazioni producono per gli altri e non per se stesse, al solo fine di preservare delle formule di governo superate. Anche questa è una conseguenza della globalizzazione.

Nel lungo periodo, ovvero dopo questi 2-3 anni di profonda e intensa crisi che abbiamo di fronte a noi, tutto il resto rientrerà nella normale competizione dei mercati internazionali, come fu prima della sciagurata esperienza che la globalizzazione (dal 2000 al 2016) ha imposto. Ogni economia si confronterà per prezzo e qualità com’è sempre accaduto dalla nascita del sistema economico (tardo 1700).